Palazzo dei Marescialli 23/07/2007

Saluto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Consiglio Superiore della Magistratura in occasione della nomina del Primo Presidente della Corte di Cassazione

 

SALUTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA
IN OCCASIONE DELLA NOMINA DEL PRIMO PRESIDENTE
DELLA CORTE DI CASSAZIONE

PALAZZO DEI MARESCIALLI, 23 LUGLIO 2007


Le più vive felicitazioni al Dottor Vincenzo Carbone per la nomina alla più alta carica della Magistratura, quella di Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione.
A lui formulo fervidi auguri di buon lavoro per lo svolgimento delle delicate e complesse funzioni alle quali è stato oggi chiamato, nella certezza che saprà fornire al Consiglio Superiore della Magistratura un valido apporto.
Ho apprezzato a questo proposito quel passo della sua lettera dell'11 luglio scorso, nel quale egli ha espresso i suoi "sentimenti di fiducia e di doveroso rispetto istituzionale" per l'Organo di autogoverno della Magistratura.
Con la deliberazione appena adottata si chiude una vicenda sofferta che aveva destato in me viva preoccupazione a causa della radicale divisione che l'11 dicembre del 2006 non aveva consentito la nomina del più alto magistrato dell'Ordine Giudiziario.
Mi piace oggi rivolgere, in questa sede solenne, al Dottor Marvulli sincera gratitudine per l'impegno appassionato e continuo di cui ha dato prova negli oltre cinque anni durante i quali è stato al vertice degli Uffici giudicanti della Magistratura italiana.
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In questo momento tutti auspichiamo che l'attività del Consiglio possa svolgersi in un clima di sereno e costruttivo confronto e di fattiva collaborazione tra le sue diverse componenti.
Tra le decisioni di maggior rilievo demandate al Consiglio, come ho già avuto modo di affermare nell'ultimo nostro incontro, un posto preminente occupano tutte quelle relative alle nomine dei dirigenti degli uffici, per i riflessi funzionali e operativi che vi si collegano.
La larga condivisione e una più rapida definizione delle scelte in questo campo è garanzia certa di affidabilità e autorevolezza, come richiede la difficile gestione quotidiana degli uffici, specie in riferimento all'individuazione dei corretti metodi e delle condotte da seguire nello svolgimento delle singole indagini.
Tutto ciò agevola il doveroso esercizio del potere di sorveglianza da parte dei Capi degli uffici sui comportamenti dei singoli, al fine di evitare che si determinino situazioni tali da rendere incomprensibili all'opinione pubblica alcune decisioni il cui rilievo è spesso esasperato dalla risonanza mediatica.
Desidero nello stesso tempo rinnovare il richiamo alla massima serenità e riservatezza nello svolgimento di tutte le funzioni proprie dell'Autorità giudiziaria; in particolare il richiamo a non inserire in atti processuali valutazioni e riferimenti non pertinenti e chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti. In tal senso già mi espressi nel mio intervento del 6 giugno scorso, e mi duole dovermi ripetere.
Questi sono temi cruciali per la giustizia, sui quali appare opportuna un'ulteriore approfondita e rigorosa riflessione da parte del Consiglio Superiore e di tutti gli operatori.
Anche su altri aspetti è necessario che il Consiglio soffermi la propria attenzione, compreso quello relativo ai limiti entro i quali possono caratterizzarsi le cosiddette "pratiche a tutela". Non si può dimenticare che l'intervento del Consiglio si giustifica quando è insostituibile per tutelare il prestigio e la credibilità dell'Istituzione giudiziaria nel suo complesso ed è solo mirato a reagire ad attacchi e azioni denigratorie, chiaramente tendenti a mettere in dubbio l'imparzialità dei magistrati oppure a insinuare la loro soggezione a condizionamenti politici o di altra natura.
Vi è poi la questione dei pareri. Nei miei primi incontri con voi, l'8 giugno e il 1° agosto 2006, affrontai il tema dell'attività del Consiglio sul versante della legislazione, ribadendo principi già consolidati e affermati dai miei immediati predecessori a proposito del potere di dare pareri e formulare proposte al Ministro della Giustizia, nei quali prende principale forma il contributo propositivo del Consiglio Superiore, anche di propria iniziativa. E' comunque necessario riflettere sul bilanciamento di questo potere con l'esigenza di non interferire con le funzioni affidate al Parlamento, quando esso stia già deliberando.
Ritengo, inoltre, che esuli da un corretto esercizio del potere in questione fare ricorso alla procedura prevista dall'articolo 45, comma 3, del Regolamento interno, se non ricorrano situazioni di effettiva particolare urgenza, le cui caratteristiche non possono che attenere a fatti sopravvenuti o imprevedibili.
Va da sé che questo principio va tenuto in considerazione per tutte le risoluzioni e deliberazioni del Consiglio Superiore, cercando di utilizzare ogni qual volta sia possibile le procedure ordinarie.
Di tutti questi argomenti sono sicuro che avremo modo di discutere ponderatamente. Non mi sfugge, infatti, che si tratta di temi importanti e delicati per la funzionalità del Consiglio, per il rafforzamento del suo prestigio e per la maggiore efficacia del suo ruolo a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura.

Al Vice Presidente Mancino, ai Consiglieri e a tutto il personale del Consiglio i miei più fervidi auguri di buone vacanze.