Roma, Piazza del Campidoglio 29/10/2007

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, risponde alle domande di alcuni ragazzi durante la premiazione dei vincitori del progetto "Parlamento Europeo e Cittadini Europei"


RISPOSTE DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALLE DOMANDE DI ALCUNI RAGAZZI
DURANTE LA PREMIAZIONE DEI VINCITORI DEL PROGETTO
"PARLAMENTO EUROPEO E CITTADINI EUROPEI"

Roma, Piazza del Campidoglio, 29 ottobre 2007

Domande
Signor Presidente, perché per la firma dei Trattati fu scelta la città di Roma?
- Presidente, quali sono gli insegnamenti che potremmo ricevere dall'Unione Europea per diventare cittadini europei?
- Molto spesso sentiamo parlare dell'Europa in termini negativi, specialmente per motivi riguardanti l'Euro e l'impatto che ha sul costo della nostra vita quotidiana. Mi chiedo: come possiamo noi giovani pensare all'Europa in chiave positiva e costruttiva?

Presidente Napolitano
È stata scelta Roma perché Roma e la romanità fanno parte delle grandi radici dell'Europa: sono un grande retaggio, una grande eredità che ci riconosce tutta l'Europa.
Ma gli insegnamenti che dobbiamo trarne, che voi potrete trarne, sono tanti. L'insegnamento più importante è essere uniti: i Paesi, i popoli e i cittadini europei. Sono convinto che se rifletterete su questi insegnamenti potrete dare ancora molto al nostro Paese e a tutta l'Europa.
I commenti negativi sono molto spesso basati su false premesse: non è vero che il costo della vita è aumentato per colpa dell'Euro, ma per tante altre ragioni, tant'è vero che altrove, in Europa, si è introdotto l'Euro e non c'è stato un aumento dei prezzi e del costo della vita come in Italia. Quindi, bisogna vedere tutto quello che c'è in termini di speculazione o di insufficienza delle nostre strutture.
Per parlare bene dell'Europa credo che non manchino gli argomenti. Innanzitutto, che in questa parte del mondo siamo in pace oramai da tanti anni (da più di sessant'anni, da quando è finita la Seconda guerra mondiale): lo dobbiamo al fatto che c'è un'Europa unita. E poi, tanti progressi realizzati in campo sociale, civile e culturale li dobbiamo all'Europa unita. Quindi, attrezzatevi bene con questi argomenti e smontate quelli negativi.

Domande
Signor Presidente, quando era giovane ha deciso di dedicare la Sua vita all'impegno politico: quali ideali La muovevano? Li vede realizzati oggi?
- L'Europa in qualche modo è nata davvero solo alla fine della guerra e si è sempre schierata contro le guerre. Perché, le chiedo, nei conflitti degli ultimi anni non è riuscita a far sentire abbastanza la sua voce?
- Presidente, quali vantaggi può avere l'Italia dalla Costituzione europea?

Presidente Napolitano
Se gli ideali per cui mi sono impegnato in politica si sono realizzati, per la verità spetta a tutti dirlo, perché sono stati ideali condivisi da tantissimi giovani italiani negli anni successivi alla fine della guerra.
Il primo ideale era la pace e, insieme con la pace, la libertà e la democrazia. Ora, sia pure con tante imperfezioni, noi abbiamo una democrazia viva, abbiamo delle libertà che si sono consolidate, che si sono radicate nel nostro Paese, e abbiamo la pace. Poi, naturalmente, si potrebbe dire molto altro, ma credo che le cose fondamentali siano queste: gli ideali di pace, di libertà e di democrazia per cui tanti giovani hanno scelto di fare politica nei lontani anni '40 e '50 si sono realizzati. Ma sono ideali mai compiuti; sono ideali che si debbono sempre arricchire di nuovi contenuti e di nuovi sviluppi.
L'Europa, non solo l'Italia, avrebbe potuto fare di più per prevenire guerre, e può fare di più per prevenire guerre o per spegnere incendi di guerra, ma per questo deve parlare nel mondo con una sola voce. Ancora non ci siamo. L'Italia si è spesa e si spende molto perché a ciò si arrivi, ma ci sono altri Paesi, altri Stati nazionali molto gelosi delle loro prerogative, che resistono a mettersi insieme e ad affidare ad una sola voce la rappresentanza, la forza e l'influenza dell'Europa nel mondo.
Quali vantaggi l'Italia può trarre dall'unità europea? Può trarre un vantaggio che li riassume tutti: unirsi con le forze di altri Paesi per risolvere problemi che nessun Paese da solo può risolvere. Ne possiamo citare tanti. Per esempio, il problema dell'immigrazione deve essere affrontato con le forze di tutta l'Europa; e anche il problema dell'alta formazione, della ricerca, dell'innovazione, può essere risolto con successo se si uniscono le energie e le politiche di tutti i Paesi, perché oramai nessun Paese ha in sé la forza sufficiente per dare risposte a sfide che sono mondiali, che non possono essere considerate solo al livello nazionale.

Domande
Presidente, come mai, a distanza di cinquant'anni dai Trattati di Roma, il Mezzogiorno d'Italia si trova ancora in condizioni di differente sviluppo rispetto alle regioni del Nord Italia e del Nord Europa?
- Presidente, Lagonegro è un piccolo paese situato nella zona sud della Basilicata. La nostra cittadina potrà avere un ruolo, anche piccolo, oppure finirà per perdere la sua identità?
- Presidente, secondo Lei, potremmo arrivare ad una Federazione Europea come quella degli Stati Uniti? Avremo un giorno un Presidente d'Europa?

Presidente Napolitano
Cominciamo dalla domanda sul Mezzogiorno. Bisogna che noi teniamo ben presente una cosa: l'Europa non risolve essa stessa, in prima persona, tutti i problemi. Ci sono problemi che non possono essere risolti senza l'Europa, ma ci sono tanti altri problemi che debbono essere risolti nei singoli Paesi, dai singoli Stati nazionali. Ora, per quel che riguarda il Mezzogiorno, abbiamo fatto dei progressi anche grazie agli aiuti che abbiamo avuto dall'Unione Europea: basti pensare ai cosiddetti fondi strutturali, tanti finanziamenti che sono arrivati nelle Regioni del Sud per realizzare infrastrutture, per realizzare progetti. Se però quei fondi non li abbiamo utilizzati abbastanza, e se più in generale non abbiamo portato avanti delle politiche tali da far avanzare il Mezzogiorno al livello delle altre Regioni d'Italia, sono responsabilità nostre, dei governi nazionali, delle istituzioni regionali e locali, sono quindi responsabilità - e lo dico da meridionale - anche dei meridionali. Quindi, dobbiamo rimboccarci le maniche, e poi, sicuramente, avere il sostegno dell'Europa e saperlo mettere a frutto.
Lagonegro: la conosco, è una piccola cittadina della Lucania. Non può salvare in qualche modo la sua identità? Vedi, il mondo è grande, il mondo oramai è uno solo. Si dice che c'è la globalizzazione, cioè si pensa in grande, e tutti i problemi e le realtà sono legati tra di loro. Io credo che un modo di salvare il proprio modo di essere è effettivamente sentirsi parte dell'Europa: l'Europa non sopprime le identità, le porta ad un livello più alto. Noi continuiamo ad essere cittadini di Lagonegro o di Napoli o di Roma, cittadini italiani, e diventiamo cittadini europei. Così come, tanto tempo fa, c'erano il Regno di Napoli, il Regno di Piemonte, e un bel giorno abbiamo continuato ad essere napoletani, siciliani, piemontesi e lombardi, ma siamo diventati italiani, così oggi dobbiamo diventare europei senza perdere la nostra identità, nemmeno quella delle piccole cittadine. Credo che questo sia molto importante.
La Federazione Europea è stata e rimane un grande sogno: è stato il sogno dei padri fondatori dell'Europa, i quali non hanno soltanto sognato, ma hanno realizzato dapprima la Comunità Europea con sei Paesi. Poi via via si è sviluppata l'Unione Europea, fino a comprendere oggi 27, forse tra poco 30 Paesi. In pratica, l'Unione Europea è diventata il luogo del processo di unificazione di tutto il continente: prima l'Europa era divisa in due blocchi, oggi l'Europa è unita. Possiamo arrivare addirittura agli Stati Uniti d'Europa? Questo è molto difficile dirlo. Però io credo che questo deve essere lo spirito ispiratore di tutte le nostre battaglie.

Domande
Presidente, secondo Lei qual è il sogno a cui non dobbiamo mai rinunciare?
- Quali sono state le Sue emozioni nel giorno in cui è stato firmato il Trattato di Roma nel 1957?
- Quali sono i compiti che il nostro Paese deve svolgere per contribuire a rafforzare l'integrazione europea?

Presidente Napolitano
Partiamo dal sogno a cui non dobbiamo rinunciare. Credo che non dobbiamo rinunciare al sogno di un Paese più giusto e più libero, in cui si possano realizzare i talenti, le aspirazioni e le personalità di tutti. Questo sogno di un'Italia più giusta e di un'Italia più moderna fa però tutt'uno con il sogno di una Europa unita. Credo che questa sia la condizione fondamentale anche per realizzare ciò che noi vogliamo per noi stessi, per l'Italia e per gli italiani.
L'Italia, per rafforzare l'integrazione europea, deve credere nell'Europa, deve far sentire la sua volontà europeista e deve battersi nei confronti di coloro che resistono a portare più avanti l'unità e l'integrazione europea. Vi ho visto qui ricevere quella bella bandiera dell'Europa, la bandiera azzurra con le 12 stelle. Figuratevi che quando si è discusso negli scorsi mesi del nuovo Trattato dell'Unione Europea, ci sono stati dei governi che hanno voluto che non si scrivesse che simbolo dell'Unione Europea è la bandiera, che simbolo dell'Unione Europea è l'Inno alla Gioia di Beethoven. Credo che sia stata veramente una grande sciocchezza. Però, diamo il buon esempio, come italiani, infischiandocene di queste decisioni e continuando a sventolare quella bandiera e a cantare quell'inno.
Domanda
Signor Presidente, Lei da bambino voleva essere quello che è ora?

Presidente Napolitano
Francamente non mi ricordo bene quello che volevo a dieci anni. Mi ricordo un po' meglio quello che volevo quando ne avevo 14 o 15 o un po' di più: allora volevo fare varie cose come musica, teatro; poi mi è capitato di fare nella vita cose completamente diverse: la politica. Però volevo fare politica, non diventare qualcosa o qualcuno, nemmeno deputato, figuriamoci Presidente della Repubblica. L'importante è che cosa si vuole, non che cosa si pensa di diventare.

Domanda
Presidente, in che modo si costruisce la pace?

Presidente Napolitano
La pace si costruisce con il dialogo, senza intolleranze, senza violenza; la pace si costruisce ascoltando gli altri, quelli che la pensano diversamente, e cercando di risolvere i problemi, che certe volte sono molto complicati, molto complessi, cercando quindi di dare delle risposte a chi chiede più diritti o a chi chiede più giustizia. Pensiamo al Medio Oriente: lì la pace si costruisce trovando un accordo tra israeliani e palestinesi. E l'Europa può fare parecchio in questo senso.

Domanda
Presidente, quando Le è accaduto per la prima volta, nella Sua lunga e importantissima carriera politica, di sentirsi cittadino europeo oltre che cittadino italiano?

Presidente Napolitano
Questa domanda richiama anche l'altra, su quale sensazione ebbi quando nel 1957 firmarono i Trattati Europei. Dico la verità: fu una sensazione di grandi contrasti, perché nel 1957 in Italia non eravamo tutti d'accordo su quello che poteva diventare la Comunità Europea. Io stesso nel 1957 non ci credevo, non vedevo chiaro. Quello che è veramente importante è che a distanza di cinquant'anni, invece, c'è tra gli italiani un consenso così largo per l'Unione Europea, per l'unità europea, anche tra quelli che allora non erano di quella opinione.
Infine, ho capito molto di più dell'Europa e mi sono sentito europeo discutendo con tante persone, discutendo poi nel Parlamento europeo, conoscendo alcune grandi personalità che possiamo considerare veramente dei profeti e dei costruttori dell'Europa. E fra questi voglio fare un solo nome, che spero voi conosciate o impariate a conoscere: Altiero Spinelli, un antifascista messo in carcere durante il regime dittatoriale, rimasto chiuso per 17 anni nel carcere o nell'isola di confino, e che dalla quella piccola isola di Ventotene è riuscito a spingere lo sguardo talmente lontano da immaginare che cosa poteva diventare l'Europa dopo la fine della guerra. Spinelli è stato uno di quelli che hanno aperto la strada all'Unione Europea; e io, conoscendolo, ammirandolo e imparando da lui, mi sono sentito europeo come non mai.