Palazzo del Quirinale 06/02/2008

Dichiarazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo la firma del decreto di scioglimento delle Camere


DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
DOPO LA FIRMA DEL DECRETO DI SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE


(Palazzo del Quirinale, 6 febbraio 2008)

La decisione di sciogliere le Camere - sentiti i loro Presidenti - è divenuta obbligata, visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente compiuto nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un'anomalia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari, non senza conseguenze sulla governabilità del paese.
La decisione cui sono giunto - avendola ponderata al di fuori di qualsiasi condizionamento - è in effetti scaturita dal succedersi di avvenimenti ben noti a tutti. Dapprima, il venir meno della fiducia al governo con il voto del 24 gennaio scorso in Senato, e poi l'accertata impossibilità di dar vita a una maggioranza che concordasse in particolare sull'approvazione in tempi brevi di una riforma della legge elettorale. L'incarico che avevo conferito in tal senso al Presidente Marini non è stato purtroppo coronato da successo, come egli stesso mi ha puntualmente riferito a conclusione di molteplici incontri condotti con un impegno e uno scrupolo, riconosciutigli da ogni parte, per i quali desidero pubblicamente ringraziarlo.
Già nel febbraio dello scorso anno - rinviando in Parlamento il governo dimissionario - avevo ricavato dalle consultazioni da me svolte la "necessità prioritaria di una modificazione del sistema elettorale vigente". Ma nelle discussioni che su tale materia sono da allora seguite - anche e soprattutto in sede parlamentare - hanno a lungo negativamente pesato incertezze e divisioni tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione : di qui il mio auspicio ed appello, dopo le dimissioni del governo Prodi, perché si definisse quella riforma come primo passo verso una più complessiva revisione delle regole della competizione politica e del funzionamento delle istituzioni. E di qui, oggi, il mio rammarico per dover chiamare nuovamente gli elettori alle urne, senza che quella riforma sia stata approvata.
Ho sempre e solo avuto di mira l'interesse comune ad una maggiore linearità, stabilità ed efficienza del sistema politico-istituzionale. Il dialogo su questi temi - ora interrottosi - resta un'esigenza ineludibile per il futuro del paese. Mi auguro perciò che la prossima campagna elettorale si svolga in un clima rispondente a quell'esigenza, da molti ribadita anche in questi giorni. E' il momento, per tutte le forze politiche, di dar prova del senso di responsabilità richiesto dalle complesse prove cui l'Italia è chiamata a far fronte.