Firenze, Palazzo Vecchio 31/03/2008

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, risponde alle domande di alcuni studenti a conclusione della "Lettura pubblica dei principi fondamentali della Costituzione"


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
RISPONDE ALLE DOMANDE DI ALCUNI STUDENTI
A CONCLUSIONE DELLA "LETTURA PUBBLICA
DEI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE"

FIRENZE, PALAZZO VECCHIO, 31 MARZO 2008


Domande degli studenti
All'Assemblea Costituente parteciparono molti personaggi illustri: lei, da cittadino, come ha vissuto i lavori dei Costituenti? Come si ricorda quel periodo storico?
La Costituzione italiana è la legge fondamentale dello Stato: secondo lei esiste una parte della Carta costituzionale la cui applicazione è stata in parte disattesa?
Da dove nasce l'idea che l'Italia è fondata sul lavoro e qual è l'importanza della Costituzione? Perché le cose vanno tutte scritte? Non basta che la gente le senta?

Presidente Napolitano
Innanzitutto, vorrei ringraziare tutte le istituzioni toscane che hanno promosso questo incontro, quanti vi hanno partecipato, e voi tutti che siete raccolti in questo magnifico salone.
Abbiamo ascoltato quei 12 articoli - i principi fondamentali della nostra Costituzione - così ispirati e lungimiranti. E voglio dire subito che è molto importante che nella scuola, e anche attraverso la televisione, la nostra Costituzione sia conosciuta, studiata, amata e rispettata. Perché nella Costituzione c'è tutto quel che ci unisce: un insieme di principi, di valori, di regole e di equilibri, di diritti e di doveri. Mi pare che i ragazzi ne siano già consapevoli: è essenziale, per tutti, che ne siano consapevoli loro, i più giovani, i più lontani da quel periodo.
Mi si chiede come l'ho vissuto. Intanto, non avevo potuto votare per l'Assemblea Costituente e per la Repubblica perché il 2 giugno del 1946 non avevo ancora compiuto 21 anni, e quindi potei seguirlo molto da lontano. Era un periodo - così lo ricordo - di grande passione e di grande speranza.
Intendiamoci: anche allora c'erano polemiche - polemiche tra i partiti, polemiche nei confronti dei partiti - ma c'era una straordinaria aspettativa per quello che poteva creare l'Assemblea Costituente, per quello che l'Assemblea Costituente poteva dare ad un'Italia appena uscita dalla guerra che cercava la strada della propria ricostruzione e del proprio sviluppo democratico.
Mi impressionavano molto le figure dei deputati all'Assemblea Costituente, tra cui grandi personalità che avevano fatto politica ed erano state in Parlamento e nel governo prima del fascismo: Vittorio Emanuele Orlando, Luigi Einaudi, e ancora Benedetto Croce, Francesco Saverio Nitti. Nello stesso tempo, io e tutti quelli della mia generazione, eravamo molto attratti dai nuovi capi politici, venuti dalla lotta antifascista condotta nella clandestinità, nelle prigioni, nelle isole di confino e, infine, nella Resistenza. Tanti giovani, ma anche degli anziani solenni: come ho già ricordato, Vittorio Emanuele Orlando che quando entrò nell'Assemblea Costituente aveva 86 anni, e Nilde Jotti che ne aveva 26. E i quattro professorini, grandi protagonisti della Democrazia cristiana, rappresentanti del pensiero e del movimento cattolico: il vostro Giorgio La Pira, Aldo Moro, Giuseppe Dossetti e Amintore Fanfani che erano appena quarantenni o trentenni.
Fu, quella, una straordinaria esperienza che mi segnò profondamente e che diede vita a questa Costituzione che - ripeto - dobbiamo avere cara, perché è la base del nostro stare insieme, è la base della nostra unità nazionale.
Mi si chiede se una parte della Carta costituzionale è stata almeno in parte disattesa. Vedete, molte cose scritte nella Costituzione si sono tradotte in realtà: tanti diritti di libertà sono stati acquisiti, sono stati riconosciuti: potrei citare alcuni degli articoli che qui sono stati letti; è stata garantita la libertà di tutte le confessioni religiose. Però, certamente c'è una parte che non è stata pienamente applicata. Quando si parla dell'uguaglianza davanti alla legge e della pari dignità, senza distinzione di sesso - lo si dice nell'art. 3 della Costituzione - si dice qualcosa che è entrato sicuramente a far parte del nostro impegno comune, perfino del nostro senso comune, però sappiamo che nella pratica questa uguaglianza tra uomini e donne è ancora molto lontana dal realizzarsi in tutte le nostre istituzioni e attività. E mentre è scritto, nell'articolo 51 della Costituzione, che, senza distinzione di sesso, tutti i cittadini debbono essere messi in grado di accedere alle cariche elettive, noi sappiamo che così non è: la rappresentanza delle donne nelle assemblee elettive è rimasta molto, ma molto al di sotto della rappresentanza degli uomini.
Vorrei dire, però, soprattutto una cosa. La Costituzione è stata attuata anche lentamente, faticosamente: per esempio, si è dovuto aspettare il 1970, più di vent'anni, perché venissero create le Regioni a statuto ordinario, ed eletti i primi Consigli regionali. Ma, al di là di ciò, la cosa che più conta, è che ci sono principi e indirizzi della Costituzione che non possono essere applicati una volta per tutte, che debbono essere continuamente reinterpretati e fatti rivivere. Quando si scriveva nell'articolo 3, che è davvero fondamentale tra quelli che avete ascoltato, che "la Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana", lo si diceva in riferimento a quelli che apparivano gli ostacoli nel 1946/47, ma nuovi ostacoli sempre sorgono, perché la società cambia, perché mutano le condizioni economiche, sociali, culturali e quindi quell'impegno deve essere sempre rinnovato. Ancora oggi, se noi pensiamo a quanto sia pesante la difficoltà che si oppone, da un punto di vista culturale, perché tutti possano sviluppare pienamente la loro personalità nell'era delle trasformazioni tecnologiche, nell'era dell'informatizzazione, non possiamo dire né che quel principio sia stato disatteso, né che sia stato pienamente applicato. È un principio, come altri, che deve continuamente essere fatto rivivere a cui deve corrispondere un sempre nuovo impegno delle istituzioni repubblicane.
Infine, perché Costituzione fondata sul lavoro? O da che cosa è nata questa idea della Costituzione della Repubblica fondata sul lavoro? È nata da un'esperienza storica molto lunga che aveva visto sempre di più affermarsi come valore centrale nella vita delle società democratiche il lavoro. Avevamo alle spalle un'esperienza - quando non solo in Italia, ma in tutto il mondo occidentale, in tutto il mondo sviluppato - molto dura, una vicenda molto difficile com'era stata la grande crisi economica della fine degli anni venti e dell'inizio degli anni trenta, con una disoccupazione spaventosa dilagante in tutto il mondo. Ebbene, si comprendeva che bisognava assumere il diritto al lavoro, la causa del lavoro come centro del nostro impegno, e fondare sul valore del lavoro la Repubblica democratica.

Domande degli studenti
L'art. 1 della Costituzione fonda la nostra Repubblica sul lavoro come valore fondamentale insieme alla libertà individuale, art. 2, e all'uguaglianza, art.3. L'articolo 35 tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, e l'articolo 36 sancisce il diritto a una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Quindi, il lavoro e i lavoratori sono considerati come il nodo centrale della vita del nostro Paese. Ma noi abbiamo anche sentito parlare, soprattutto negli ultimi tempi, di morti bianche. Ci chiediamo: come può essere assicurata la sicurezza a chi lavora?
La Costituzione, nella sua prima parte, sancisce i diritti inviolabili dell'uomo. Quale consapevolezza ha condotto i Costituenti ad affermare l'esistenza di alcuni diritti di rango superiore, fino al punto di poterli definire inviolabili?

Presidente Napolitano
Sono stati letti qui degli articoli molto importanti che riguardano la tutela del lavoro e la condizione dei lavoratori. Ed è vero: dobbiamo tutelare, dobbiamo adoperarci perché sia tutelato il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni. Anche a questo proposito vorrei dire: è un concetto dinamico, perché cambiano le forme del lavoro col cambiare delle tecnologie, col cambiare delle condizioni dell'economia. Oggi, quando parliamo del lavoro in tutte le sue forme, per esempio, pensiamo alla necessità di tutelare anche il lavoro la cui durata e il cui futuro siano incerti, il lavoro a tempo determinato, quello che oggi viene definito lavoro precario. Bisogna prestare attenzione a tutte le espressioni e anche a tutte le difficoltà del lavoro oggi in Italia. E' stato ricordato, naturalmente, l'articolo che dispone che ci sia per i lavoratori una retribuzione proporzionata alla qualità della prestazione lavorativa, e comunque una retribuzione sufficiente ad assicurare una vita libera e dignitosa ai lavoratori e alle loro famiglie. Questo è sempre giusto ribadirlo. Sappiamo che ci possono essere anche diverse interpretazioni. Quale deve essere il livello di retribuzione essenziale per garantire una vita libera e dignitosa? Insomma, attorno a questi indirizzi c'è sempre da discutere e c'è sempre da confrontarsi, e c'è sempre da battersi perché siano rispettati quei diritti, perché siano garantiti quei principi.
Oggi sappiamo che è molto esplicito il riconoscimento generale, da parte di tutte le forze sociali e politiche, del problema di un livello inadeguato delle retribuzioni dei lavoratori, in modo particolare nell'industria.
E poi, la tutela del lavoro significa innanzitutto tutela della vita del lavoratore. Si è toccato qui il tasto dolorosissimo delle morti bianche. Ancora poco fa ho letto la notizia di un lavoratore morto cadendo da un'impalcatura in un cantiere edile. Ci sono infatti alcuni settori di attività lavorativa in cui si ripetono più frequentemente gli incidenti mortali. Non ci sono sufficienti tutele, non ci sono sufficienti controlli: è un problema sempre aperto, è un problema su cui ci stiamo, credo, molto impegnando. Sono molto contento che quando si è discusso di una legge sulla sicurezza del lavoro, in Parlamento ci sia stata la larghissima convergenza di tutte le forze politiche. Bisogna, naturalmente, passare da quello che si scrive nelle norme a quello che si concretizza e si realizza nei fatti. E qui la strada sarà ancora lunga, e bisogna essere molto vigili e molto attivi a questo scopo.
L'altro tema, è quello che mi ha posto da ultimo lo studente universitario: i diritti inviolabili dell'uomo. Da che cosa furono spinti i Costituenti a collocare con questo rilievo la categoria dei diritti inviolabili nella nostra Carta costituzionale? Furono spinti, innanzitutto, da una vicenda drammatica, con risvolti tragici, terribili: la vicenda della soppressione delle libertà, la vicenda delle stragi perpetrate dal nazismo; erano stati calpestati diritti basilari, diritti elementari, diritti che avrebbero dovuto essere inviolabili. Inoltre i Costituenti furono spinti dal fatto che alcuni di quei diritti erano stati solennemente già sanciti, mentre ne discuteva l'Assemblea Costituente in Italia, dalla Carta delle Nazioni Unite di San Francisco nel 1945. E poi, quei diritti si sarebbero trasformati, nel dicembre del 1948, nella Dichiarazione Universale dei diritti umani approvata, appunto, dall'Assemblea dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ebbene, tra queste due grandi date si collocò l'impegno della Costituente, la elaborazione della Costituzione che indicò quei diritti come inviolabili nel senso che nessuna violazione può essere giustificata, né politicamente né giuridicamente. Si tratta di diritti che non possono essere né calpestati né negoziati, e sappiamo che in Italia questo è stato fondamentalmente realizzato. Non così in altre parti del mondo: la questione dei diritti umani è molto aperta e spinosa in alcuni paesi, e ce lo hanno detto anche avvenimenti recenti. Ma anche per paesi come il nostro o altri paesi democratici in cui la causa dei diritti umani ha trionfato, ci sono problemi molto delicati, perché bisogna combinare il rispetto dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione con altre esigenze di carattere sociale: la lotta contro la criminalità o la lotta contro il terrorismo. E quindi si tratta anche di segnare un nuovo confine da far rispettare, tenendo conto, per esempio, degli sviluppi delle tecnologie informatiche da cui può venire un attentato ai diritti di privatezza dei cittadini. Insomma, i diritti cambiano, i diritti si sviluppano: ci sono diritti, come quello appunto alla privatezza, che non erano nemmeno immaginabili quando si è scritta la Costituzione e che oggi sono parte importante di un patrimonio comune di diritti.
Vorrei dire ancora una parola, scusate se mi ripeto un po'. Vorrei ribadire quello che ho avuto occasione di dire dinanzi al Parlamento in occasione del sessantesimo anniversario della Costituzione repubblicana, perché non dimentichiamolo, questo è il compleanno che noi celebriamo e che mi auguro, al di là di questa bellissima manifestazione, possa essere celebrato in tutta Italia, in tutti i luoghi attraverso tante iniziative. Ho detto e voglio ripetere qui che oggi - nel 2008 -in Italia non c'è più nessuno dei partiti che parteciparono all'Assemblea Costituente, che si confrontarono, che ebbero divergenze ma che seppero trovare consensi larghissimi perché la Costituzione fu approvata dal 90% dei deputati all'Assemblea Costituente. Non c'è più nessuno di quei partiti: e oggi tutte le forze politiche nuove che competono per il governo del paese si riconoscono naturalmente nella Costituzione repubblicana. E voglio aggiungere che questo rappresenta più che mai un patrimonio comune. Nessuna delle forze oggi in campo può rivendicarne in esclusiva l'eredità né farsene strumento nei confronti di altre. Possono solo, tutte le forze politiche insieme, richiamarsi ai valori e alle regole della Costituzione, e insieme affrontare, con uno sforzo di consenso e d'intesa, la più larga, i problemi di ogni sua possibile specifica revisione.
Vorrei guardare con questa speranza, con questa fiducia al prossimo futuro. Abbiamo bisogno che in Italia ci sia convinzione attorno ai principi e alle regole comuni della Costituzione. Bisogna che ci sia un autentico patriottismo costituzionale - voglio ripeterlo - che è parte essenziale del nostro senso della patria, della nazione italiana, e che è parte essenziale del nostro volere e difendere l'unità nazionale.

Conduttore Gianni Riotta
Una domanda come studente, un po' fuori corso. Lei ha giustamente definito compleanno e non anniversario, che è una parola molto più familiare: che cosa può rappresentare il sessantesimo compleanno della Costituzione per il cittadino comune? Come possiamo avvicinare questo avvenimento, questa ricorrenza alla vita delle persone comuni?

Presidente Napolitano
La domanda di questo anziano studente che si chiama Gianni Riotta, direttore del Tg1 come voi sapete, naturalmente mi provoca, perché mi spinge a dirgli che può in modo particolare contribuirvi la Rai, la televisione pubblica, perché quello è un grande canale di avvicinamento dei cittadini al sentire costituzionale, al comune sentire costituzionale.
Io penso che per i cittadini di ogni ceto e di ogni opinione andare a ricercare nella Costituzione risposte alle loro esigenze di oggi, ai loro problemi, alle loro difficoltà possa essere un esercizio molto fruttuoso, molto fecondo. Non ci sono risposte risolutive: l'ho già detto. Ci sono, però, grandi linee di marcia, e - cosa molto importante - grandi linee di marcia che possono essere condivise da tutti. Questo spirito di condivisione, penso che possa alimentare via via l'affermarsi di un clima nelle relazioni tra i cittadini, nelle relazioni tra le istituzioni e nelle relazioni tra le forze politiche: che sia un clima costruttivo, perché di questo abbiamo bisogno, senza nulla togliere alla libertà e anche all'asprezza della lotta politica. Abbiamo bisogno di un clima costruttivo, perché dinanzi al nostro paese ci sono sfide difficili, sfide complesse in un mondo che sta cambiando radicalmente.
Noi ce la possiamo fare. L'Italia ha grandi risorse su cui contare: deve avere fiducia, può avere fiducia in se stessa. Ma che, poi, questa fiducia trovi effettivamente una conferma, dipende precisamente dalla nostra capacità di creare un clima costruttivo; e nulla ci può aiutare meglio in questo sforzo che la Costituzione, la lettura, lo studio della Costituzione, il riconoscersi anche in quel grande processo che portò alla elaborazione e approvazione della Carta costituzionale sessant'anni or sono.