Madrid 28/10/2009

Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al V Simposio "Cotec-Europa"

Maestà,
Signor Presidente della Repubblica,
Signori Ministri,
Signori Presidenti delle Fondazioni Cotec di Spagna, Portogallo e Italia,
Signori Ambasciatori,
Illustri Imprenditori,
Signore e Signori,

sono lieto per l'occasione che mi viene offerta in occasione del quinto Simposio di COTEC Europa, organizzato nella prestigiosa cornice del Palacio Real de El Pardo, di incontrare i Capi di Stato di due Paesi, così vicini all'Italia e con i quali intratteniamo una forte tradizione di rapporti economici, culturali e sociali
Si tratta ormai di un appuntamento consolidato. Il sistema COTEC, attraverso le sue articolazioni nazionali e le sinergie tra queste, assicura un contributo di crescente rilievo al rafforzamento dei vincoli che uniscono i nostri Paesi, valorizzandone la componente della ricerca e dell'innovazione tecnologica ed esaltandone la capacità di presenza e di iniziativa in Europa.

Nell'anno o poco più che e' trascorso dalla nostra riunione di Napoli, il mondo ha vissuto - come in tutti gli interventi di questa mattina si è sottolineato - una crisi finanziaria e economica senza precedenti per complessità e gravità dagli anni '30 dello scorso secolo. Hanno certamente pesato nel recente passato gli squilibri macroeconomici che hanno condotto alla formazione di ingenti surplus in alcuni Paesi e ad elevati stock di debito in altri per finanziare la crescita ; ma la crisi, esplosa per le degenerazioni del sistema finanziario, va senza dubbio ricondotta al fatto fondamentale che ad un mercato sempre più globalizzato non e' corrisposta una governance globale di adeguato livello.


L'Unione Europea esce da queste vicende in qualche modo rafforzata nella sua ragion d'essere. Di fronte alle turbolenze dei mercati finanziari l'euro si e' confermato un prezioso fattore di stabilità, mentre l'economia sociale di mercato e' apparsa perfino ai suoi critici di ieri non come il mitico ircocervo ma come una intelligente sintesi tra libertà di impresa e protezione della persona umana e della sua dignità, tra ragioni della competitività ed esigenze di coesione sociale.
In un mondo sempre più multipolare e interconnesso, l'Europa potrà tuttavia svolgere un ruolo di rilievo soltanto se sarà unita nelle sue posizioni e nelle sue iniziative.


Siamo ormai molto vicini alla entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Sono convinto che le libere determinazioni dei Parlamenti nazionali saranno rispettate, con il deposito della ratifica anche da parte del solo Stato membro che ancora non l'ha fatto.
Il Trattato di Lisbona e' la condizione minima indispensabile per rispondere alle attese dei cittadini, attraverso il rafforzamento delle istituzioni europee e una serie di nuove disposizioni miranti a elevare le capacità di decisione e d'azione dell'Unione in varii campi.
Penso in particolare alla nuova normativa sulle cooperazioni rafforzate, volta a conciliare allargamento e approfondimento; alle norme sulla governance economica ; al rafforzamento dello Spazio Europeo di ricerca ; all'estensione delle competenze dell'Unione in materia di politica spaziale, foriera di importanti sviluppi sulla strada dell'innovazione.


L'entrata in vigore del nuovo Trattato e' una condizione necessaria, beninteso, ma non sufficiente. La sua applicazione dovrà infatti essere assistita da una forte volontà politica. Sarà questa volontà a dare forza in concreto alle nuove funzioni istituzionali previste dal Trattato e a dare impulso a una più coerente e coesa politica estera dell'Unione, anche attraverso lo sviluppo di un efficace servizio diplomatico europeo.

Maestà, Signor Presidente, illustri partecipanti,

l'uscita dalla crisi non sarà facile, come ben sappiamo, ma la crisi potrà anche rappresentare una grande opportunità. I Paesi che per primi e meglio ne verranno fuori saranno certamente quelli che avranno investito in modo più convinto sulla istruzione, sulla conoscenza e sull'innovazione.
La capacità di innovare e' oggi parte essenziale della forza di un Paese, della rilevanza del suo ruolo sulla scena internazionale ; ed è parte essenziale dello sforzo dell'Unione Europea in quanto tale per evitare un declino del nostro Continente dinanzi al mutamento degli equilibri mondiali.

Un ambiente favorevole all'innovazione richiede elevati livelli di istruzione, in tutte le mansioni, nelle organizzazioni pubbliche, nelle aziende. Ciò ancora non accade. La percentuale di laureati all'interno delle piccole e medie imprese nei nostri Paesi e' ancora troppo bassa (in Italia non supera il 13%).
Si richiede altresì un equo accesso allo studio, con adeguati sostegni per i giovani dotati intellettualmente e privi di mezzi materiali.
L'Università resta lo snodo fondamentale di un progetto di società basato sulla conoscenza, ancora di più in territori caratterizzati da alte concentrazioni di piccole e medie imprese che hanno bisogno del sostegno delle università per poter innovare nonostante le loro ridotte dimensioni aziendali. Questo e' un punto centrale. Per far fronte alla crisi le PMI devono modernizzare i processi produttivi e aprirsi a segmenti di mercato meno maturi.

La spinta a innovare nasce certamente dall'entusiasmo, dalla fantasia e dall'energia dei singoli, ma deve essere sostenuta da condizioni ben precise, a cominciare da un sistema educativo - come ho appena detto - aperto e qualificato.
I nostri tre Paesi hanno ancora molta strada da compiere. In particolate in Italia, come pone in evidenza il rapporto annuale della Fondazione COTEC, resta grave il divario Nord - Sud. Ma accanto alle ombre vi sono luci incoraggianti: gli investimenti in ricerca e sviluppo crescono, ci si sta impegnando fortemente per l'innovazione nella Pubblica Amministrazione, il numero dei brevetti gradualmente aumenta, l'Italia, con la metà dei ricercatori della Francia, occupa il settimo posto al mondo per numero di citazioni, la cosiddetta bilancia tecnologica dei pagamenti, cioè la differenza tra know - how esportato e conoscenza acquisita dall'estero, e' per l'Italia passata quest'anno in attivo.

Come dimostrano le adesioni alle COTEC nazionali, le imprese hanno ben compreso l'importanza di questo centro propulsivo di iniziative comuni : si tratta di un impegno di valore strategico, che rafforza i nostri paesi, la loro proiezione esterna, la loro politica estera, il loro peso in Europa. Anche i Governi ben sanno quale sia la posta in gioco, il ruolo fondamentale dell'istruzione e la centralità di un aumento delle risorse investite nelle attività di ricerca e sviluppo. Ma si stenta a trarne le necessarie conseguenze. E in tal senso l'azione delle Fondazioni Cotec può dare un significativo contributo e impulso. Essa è ispirata alla piena adesione al progetto europeo di costruzione di una società basata sulla conoscenza definito a Lisbona. I nostri Paesi, uniti da una forte vocazione europea, sono in condizione - per la loro vicinanza, non solo geografica, e per le convergenze prodottesi tra le loro economie - di stabilire su questi temi un fecondo dialogo, fondato sullo scambio di esperienze e di iniziative comuni.

L'azione della Cotec - Europa potrà inoltre essere sempre più inquadrata nel contesto delle istituzioni dell'Unione. La prossima Presidenza spagnola del'UE consentirà di rafforzare la collaborazione della Fondazione COTEC con la Commissione Europea. Le nuove norme sulla cooperazione rafforzata potranno permetterci di sostenere insieme a altri Paesi iniziative avanzate, quali per esempio quelle in favore della realizzazione della European Research Area e della politica spaziale europea.
Insieme potremo rispondere alla pressante richiesta di innovazione e tecnologia che proviene dal Mediterraneo e dall'area del Golfo. I nostri Paesi e le nostre imprese hanno un importante ruolo da giocare in molti Stati della riva sud e possono stringere fruttuosi rapporti di collaborazione tecnologica con i prosperi Paesi del Golfo, che sono alla ricerca del petrolio del domani, la conoscenza, e desiderano concludere iniziative sinergiche con l'Europa.
Un'altra area di tradizionale interesse comune e' l'America latina dove potremo essere presenti con progetti congiunti delle nostre imprese e l'impegno sinergico dei Governi e delle istituzioni finanziarie.

Maestà, Signor Presidente, illustri partecipanti,
vorrei chiudere questo mio intervento auspicando che la cooperazione tra Istituti di ricerca e imprese dei nostri Paesi nei settori dell'alta tecnologia continui a intensificarsi. Ci muove la convinzione che lo sviluppo delle capacità di ricerca e innovazione rappresenti una leva decisiva per vincere la sfida della crescita, superare la crisi sociale, migliorare e rafforzare l'immagine e la proiezione esterna dell'Europa.