Palazzo del Quirinale 31/07/2010

Intervento del Presidente Napolitano in occasione della cerimonia di commiato dei componenti il CSM uscenti

Signori rappresentanti del Parlamento e del governo,
Signor Presidente della Corte Costituzionale,
Autorità,
Signore e Signori,

rivolgo innanzitutto un cordiale benvenuto ai nuovi componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, presenti alla cerimonia di commiato dei Consiglieri uscenti, ai quali è in particolare dedicato questo incontro.

Ringrazio il Vice Presidente, Senatore Avvocato Nicola Mancino, per le calorose espressioni di stima che mi ha rivolto e per lo specifico apprezzamento che ha voluto manifestare dell'impegno da me esplicato in questi anni come Presidente del CSM. Con lui ho condiviso una non lieve responsabilità dal 2006 ad oggi, operando - tra momenti di ricorrente tensione politico-istituzionale - per assolvere al meglio il ruolo assegnatoci dalla Carta Costituzionale.

E in questo momento soprattutto ringrazio il Sen. Mancino per il puntuale e argomentato bilancio che ha inteso tracciare della Consiliatura oggi conclusasi. Nell'ascoltare quel bilancio, riflettevo su come in questo quadriennio il Consiglio abbia dato prove di sensibilità e prodotto novità che è giusto valorizzare più di quanto non lo siano state finora. Esso non è rimasto chiuso a esigenze di riflessione su se stesso e di revisione del proprio modo di operare, a sollecitazioni che venivano spesso in chiave polemica da diversi settori dell'opinione pubblica, da diversi ambienti culturali e politici. Esso non è rimasto arroccato nella pura e semplice riaffermazione delle proprie prerogative, nella mera difesa e riproduzione di suoi comportamenti tradizionali.

D'altronde, non si potevano in primo luogo non raccogliere gli impulsi che per il CSM sono venuti da due leggi di riforma dell'ordinamento giudiziario, espresse in due successive legislature, con maggioranze diverse (come ha ricordato il Sen. Mancino) ma in modo da registrare non trascurabili elementi di condivisione. Di lì si è partiti per stabilire un approccio più valido al rinnovo dei vertici - direttivi e semi direttivi - degli uffici giudiziari : un approccio basato su dati obbiettivi e seri criteri di valutazione delle professionalità e delle attitudini organizzative. I risultati così raggiunti sono stati altamente apprezzabili spesso anche per la tempestività delle nomine, da ultimo con il conferimento - non a caso sorretto da assai ampio consenso - degli incarichi di primo presidente e presidente aggiunto della Cassazione.

Dall'esposizione del Sen. Mancino è poi emerso come siano stati affrontati nodi assai delicati quali quelli relativi al ruolo e alle responsabilità dei Procuratori della Repubblica e ai poteri dei Procuratori generali presso le Corti di Appello e presso la Cassazione : lo si è fatto tendendo a superare rischi di ambiguità che potessero risolversi in un non giusto affievolimento di quel ruolo e di quei poteri, più che mai essenziali per evitare condotte scorrette, tensioni e conflitti all'interno degli Uffici e nei rapporti tra diversi Uffici.

Si è nello stesso tempo innovato - come è stato giusto qui ricordare - sia nell'esercizio di uno strumento affermatosi nella prassi del Consiglio, come quello delle pratiche a tutela, ancorandolo alle condizioni e ai limiti di cui ci ha detto il Sen. Mancino, sia nell'espressione di pareri su disegni di legge presentati in Parlamento per le ricadute che essi possono avere sullo svolgimento delle funzioni giudiziarie. Ho a questo proposito rilevato, rispetto a possibili distorsioni, come i pareri del CSM non possano sfociare in un improprio vaglio di costituzionalità e non possano interferire nel confronto parlamentare già in atto sui contenuti del provvedimento. Sono più che mai persuaso che si tratti di due limiti da osservare rigorosamente.
E si è, infine, da parte del CSM, dato un impulso nuovo, in termini di accresciuta prontezza nell'intervenire e severità nel giudicare, all'azione disciplinare.

Se insisto sulla novità e concretezza di diversi filoni d'impegno del Consiglio uscente, è perché penso che se ne sia tenuto poco conto, quasi annegando quella novità e quella concretezza nella disputa generale tra opposte posizioni sul tema complessivo del rapporto tra politica e giustizia e anche sul tema del ruolo del CSM. E' bene liberarsi da queste distorsioni, da queste astratte contrapposizioni polemiche.

Sappiamo naturalmente che su alcuni dei punti che sono stati affrontati negli ultimi quattro anni e che ho ripreso dal discorso del Vice Presidente Mancino, il Consiglio appena eletto avrà da ritornare e che non poche questioni, specifiche e di fondo, gli vengono rimesse ancora aperte.
Così le questioni dell'assetto e del funzionamento dello stesso CSM, dell'articolazione dei suoi organi interni, e in particolare delle competenze del Comitato di Presidenza. Così la questione degli uffici scoperti e in special modo delle sedi disagiate, cui è stata dedicata una legge però non ancora pienamente attuata dal CSM. Così l'insieme delle questioni di fondo del funzionamento gravemente insoddisfacente dell'amministrazione della giustizia (di cui è ancora segno macroscopico l'abnorme durata dei processi) : ed è ormai chiaro che vi si deve far fronte con efficaci innovazioni sul piano normativo ma anche con la diffusione di buone pratiche, nel segno di una nuova cultura dell'organizzazione di cui ha dato e si appresta a dare esempio la Suprema Corte.

Infine, nessuno è più di me consapevole dell'importanza decisiva - per aprire nuove prospettive al sistema giustizia e alla magistratura, tali da riguadagnare prestigio e consenso tra i cittadini - dell'affermazione e del consolidamento di rigorose regole deontologiche per i magistrati e per gli stessi componenti del Consiglio. A ciò si potrà dedicare con la necessaria ponderazione il nuovo CSM, anche alla luce di vicende recenti, di ampia risonanza nell'opinione pubblica, e di indagini giudiziarie in corso, e mi riferisco a fenomeni di corruzione e a trame inquinanti che turbano e allarmano, apparendo, tra l'altro, legati all'operare, come ho di recente detto, di "squallide consorterie", delle quali tuttavia spetterà alla magistratura accertare l'effettiva fisionomia e rilevanza penale.

Già nella risoluzione adottata dal CSM il 20 gennaio di quest'anno si è mostrata consapevolezza della percezione, da parte dell'opinione pubblica, che "alcune scelte consiliari siano in qualche misura condizionate da logiche diverse", che possano talvolta affermarsi "pratiche spartitorie", rispondenti "ad interessi lobbistici, logiche trasversali, rapporti amicali o simpatie e collegamenti politici". Bisogna alzare la guardia nei confronti di simili deviazioni e di altre che finiscono comunque per colpire fatalmente quel bene prezioso che è costituito dalla credibilità morale e dalla imparzialità e terzietà del magistrato.

Regolare in modo per varii aspetti nuovo e di certo più restrittivo l'impiego del magistrato in funzioni diverse da quelle sue proprie e il suo transitare all'attività politica così come il rientrarne nella carriera giudiziaria ; contrastare decisamente oscure collusioni di potere ed egualmente esposizioni e strumentalizzazioni mediatiche, a fini politici di parte o a scopo di "autopromozione" personale - questi giù appaiono riferimenti obbligati per le discussioni e deliberazioni che potranno aver luogo nel CSM neoeletto. Si tratta di aspetti su cui sono intervenuto più volte prendendo la parola nel Consiglio uscente : e perciò mi ritrovo facilmente in riflessioni e richiami che hanno avuto spazio anche sulla stampa in queste settimane, ricordandosi in particolare la lezione di Adolfo Beria d'Argentine sulla presa di coscienza, da parte del magistrato, della complessità sociale, sulla necessità che egli sappia " conservare la testa fredda nei momenti caldi della società" (e della politica), sul suo impegno ad "amministrare la giustizia" senza attribuirsi missioni fuorvianti, sulla sua riservatezza a garanzia della sua "terzietà".

Buon lavoro a voi, signori componenti appena eletti del CSM, anche su queste spinose e così significative tematiche. Ma una parola, ancora, ai consiglieri uscenti : una parola di personale grato apprezzamento, per il clima di profondo rispetto reciproco, di attenzione e di stima, di schietto e aperto confronto, che in questi quattro anni c'è sempre stato tra noi. Considero quella del presiedere il CSM come una delle incombenze più impegnative e delicate del Capo dello Stato, come una delle prerogative, uno dei profili che più ne distinguono la figura in Italia nel confronto con altri paesi democratici.

E vi è stato chiaro, credo, come io abbia inteso interpretare questo mio ruolo, come abbia teso ad esprimere la fedeltà convinta e attiva al principio costituzionale dell'autonomia e indipendenza della magistratura con iniziative e posizioni che ponessero l'altissima funzione dell'indagare e del giudicare al riparo da una spirale fatale di recriminazioni e di scontri sul piano politico e perseguissero, in tutti i sensi, un corretto equilibrio istituzionale.

Un equilibrio di cui dovranno farsi carico anche riforme, in materia di giustizia, che tendessero a rimodularlo. Sugli annunci di tali riforme, così come sulle ipotesi che possono liberamente prospettarsi, non ho da pronunciarmi. Attendo di conoscere testi di proposte da discutere in Parlamento, per fare quel che mi compete.

Un cordiale saluto ed augurio dunque a voi che dopo un quadriennio a Palazzo dei Marescialli tornate all'attività in magistratura o alla vita professionale e pubblica.

E un saluto ed augurio altrettanto cordiale a voi, componenti di diritto e appena eletti, con scelte di alto livello da tutti i magistrati e dal Parlamento in seduta comune come componenti del CSM. Vorrei solo sottolineare come voi formiate un tutto unitario. Gli eletti dal Parlamento non sono - eloquente in questo senso è la stessa procedura prevista dall'articolo 104 della Costituzione - rappresentanti di singoli gruppi politici, di maggioranza e di opposizione.

Essi sono l'espressione della rappresentanza e funzione politica democratica affidata al Parlamento in quanto sede della sovranità popolare. Non possono perciò essere considerati come un corpo estraneo o separato nel seno di un'istituzione di autogoverno della magistratura che invece non è solo ad essa riferibile.

Sono perciò certo che come tale - ripeto, come un tutto unitario - opererà a partire da lunedì e nei prossimi quattro anni il CSM, dando luogo a una feconda sinergia nello svolgere ogni sua funzione nel quadro delle istituzioni repubblicane. Sarò impegnato in tal senso insieme con voi, nel solo comune interesse della Repubblica e dei cittadini.