Berlino 24/02/2011

Conferenza stampa del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine del colloquio con il Presidente della Repubblica Federale di Germania Christian Wulff

Sono stato molto lieto di rivedere il Presidente Wulff a distanza di non tanti mesi dal suo primo viaggio a Roma immediatamente dopo essere stato eletto Presidente della Repubblica federale. E' importante che i nostri rapporti si intensifichino, perché abbiamo entrambi, insieme con i rispettivi governi, la responsabilità di rilanciare al massimo grado la collaborazione e l'intesa tra Italia e Germania in Europa.

Italia e Germania sono i due paesi fondatori dell'Europa comunitaria che con più coerenza e continuità hanno contribuito, nel corso di più di cinquant'anni, alla costruzione europea, e dobbiamo essere anche oggi all'altezza di questo nostro impegno e di questa nostra tradizione, perché tutto quello che è accaduto e sta accadendo - il processo di globalizzazione, la crisi finanziaria ed economica mondiale scoppiata nel 2008, poi l'attacco che ha investito la nostra moneta comune, l'Euro, e infine le nuove e gravi evoluzioni della situazione internazionale in aree a noi vicine - tutto porta alla conclusione che dobbiamo essere più decisi e conseguenti sulla via dell'unità europea.

Si tratta di far fronte insieme anche alle emergenze che possono scaturire dagli avvenimenti del Nord Africa: emergenze in campo energetico, emergenze di carattere migratorio. Sono sfide e responsabilità che coinvolgono tutta l'Europa, l'Unione nel suo insieme, non solo i singoli Paesi maggiormente esposti. Ma, al di là delle emergenze, dobbiamo riuscire a rilanciare concretamente un impegno dell'Europa per lo sviluppo della sponda Sud del Mediterraneo, perché questo è il solo modo di soddisfare esigenze di lavoro, di benessere, di giustizia di immense popolazioni rimaste ai margini dei benefici della globalizzazione.

E occorre agire presto: l'Europa deve essere più unita e anche più rapida nelle sue reazioni. Questa esigenza di più stretta e incisiva unità europea si impone anche per quel che riguarda il consolidamento delle nostre economie, delle nostre finanze pubbliche, della nostra moneta unica: l'Euro. L'esperienza ci ha dimostrato che è necessario accompagnare il governo della moneta unica, e quindi l'impegno della BCE, con grandi, forti iniziative di coordinamento delle politiche economiche, delle politiche di bilancio e fiscali nazionali, in modo da rafforzare stabilità, competitività e crescita: il contributo della Germania in questo senso è stato ed è molto forte, e l'Italia è pronta a discutere tutte le proposte allo scopo di renderle efficaci e di realizzare attorno ad esse il più largo consenso dell'UE e innanzitutto del Consiglio Europeo.

Noi stiamo celebrando in Italia il 150 anniversario dell'unità, della nascita del nostro Stato nazionale: un processo storico che fu parallelo a quello che nella seconda metà dell'Ottocento si svolse anche in Germania, ed è l'occasione per mettere in evidenza come i nostri due Paesi siano legati da mille fili di storia, di cultura, di relazioni umane, anche di tragedie politiche e infine di straordinarie imprese costruttive, come quella della fondazione dell'Europa comunitaria.

Sono molto lieto di poter annunciare che il Presidente Wulff ha accettato il mio invito a compiere una visita di Stato in Italia nel prossimo Febbraio: sarà un modo particolarmente significativo e solenne per esprimere questa nostra volontà di impegno comune, di sempre più stretta amicizia e cooperazione.

Giornalista tedesco
Presidente Napolitano, una domanda che riguarda le sanzioni che verranno prese contro la Libia di cui si discute a livello europeo: sembra che l'Italia blocchi le posizioni sulle sanzioni. Lo ritiene giusto Lei? Può esporne i motivi?


La situazione della Libia è una situazione particolarmente grave anche rispetto a quella determinatasi in Tunisia e in Egitto, perché in Tunisia e in Egitto i massimi esponenti di quei regimi contestati dalla sollevazione popolare hanno ceduto il potere, e sono in corso dei processi, seppur difficili, di transizione. Invece in Libia abbiamo avuto la reazione più violenta e più cieca da parte della leadership di quel Paese, una reazione di spietata repressione.

Io credo che non ci sia nessun veto da parte italiana, credo che in sede europea si potrà ben discutere con il nostro contributo circa le sanzioni.

Innanzitutto ci siamo associati alla condanna più netta, al livello di Ministri degli Esteri, nei confronti dell'operato del leader libico, della leadership libica. Potremo - ripeto - ben discutere senza alcun veto le sanzioni da adottare, ma vorremmo che insieme ad un intervento di questo tipo ci sia un intervento più ampio dell'UE per fronteggiare in modo particolare l'emergenza profughi e per aprire una prospettiva nuova di cooperazione allo sviluppo della Libia, dell'Egitto, della Tunisia, del Nord Africa insieme con l'impegno a dare finalmente una soluzione al conflitto in Medio Oriente. Perché queste sono le cause dei recenti sconvolgimenti: la mancata soluzione di problemi di sviluppo economico e sociale, di giustizia, di diritti e anche di pace è alla base di quello che è accaduto.

Giornalista italiano
Tra le cose emerse del rivolgimento che è in corso in Libia c'è l'emergenza umanitaria e si prevede un flusso massiccio e imponente nelle prossime settimane. Lei, Presidente Napolitano, ha parlato delle sfide e delle responsabilità che competono all'intera Europa e non solo ai Paesi singolarmente esposti. Sta di fatto però che in Europa il Ministro degli Interni tedesco ha detto che l'Italia è carica ma non stracarica, intendendo dire che può ancora farsi carico delle eventuali ondate di profughi che vengono dal Nord Africa e dalla Libia. Dall'altro lato in Italia in ambienti di Governo si sottolinea una certa insensibilità dell'Europa in questa materia. La domanda è questa: sarà necessaria una decisione il più urgente possibile proprio per evitare che si aprano divaricazioni e incomprensioni quando ci sarà da gestire concretamente quest'emergenza?

Io vorrei ricordare che per quello che riguarda il problema dei profughi dalla Libia, e non solo dalla Libia, c'è una presa di posizione che non è solo dell'Italia. Ieri c'è stata una riunione a Roma dei Ministri degli Interni di tutti i i Paesi dell'UE che si affacciano sul Mediterraneo. Vi hanno partecipato i Ministri degli Interni di Italia, Francia, Spagna, Grecia e Cipro e hanno elaborato un comunicato molto preciso in cui si richiama la necessità di una politica comune per l'immigrazione e per l'asilo che a livello europeo è stata prospettata ed enunciata più volte ma non si è ancora sufficientemente concretizzata.
Per quello che riguarda l'emergenza, si pone anche il problema di un fondo di solidarietà che serva a tenere conto dell'onere che può derivare da sbarchi massicci e continui sulle coste, per il momento italiane. Naturalmente noi non siamo adesso in grado di fare previsioni, perché si possono ipotizzare delle cifre anche terrificanti: 200mila, 300mila, comunque siamo ogni giorno di fronte a degli sbarchi che nel giro di brevissimo tempo hanno superato parecchie migliaia di unità. Io credo che bisogna vedere tutti gli aspetti della politica necessaria per fronteggiare quest'emergenza. Adesso non stiamo a discutere di come suddividere l'accoglienza, perché questo è un problema complesso, un problema che si è posto anche in altri periodi: non c'è dubbio che la Germania in tutto il decennio '90 ha accolto moltissimi richiedenti asilo, una parte dei quali sbarcava sulle coste italiane e poi raggiungeva la Germania e presentava lì la domanda di asilo, un fenomeno a cui si cercò di porre riparo, solo parzialmente riuscito, con la convenzione di Dublino. Al di là di questo aspetto, che ripeto è molto intricato, deve essere comune la responsabilità di un politica dell'immigrazione dell'asilo e anche di una politica volta a fronteggiare dal punto di vista finanziario, organizzativo, logistico questa emergenza. Tant'è vero che sono andati già in questi giorni in Sicilia - e ci auguriamo che si rafforzi questa presenza - esponenti del Frontex, ossia dell'agenzia europea che si deve occupare della vigilanza delle frontiere comuni.

Giornalista tedesco
Volevo rivolgere una domanda che riguarda l'Euro: avete parlato a favore dell'unità dell'Eurozona, c'è l'impressione che ci sia un divaricamento tra nord e sud, un esempio è la Presidenza della BCE, appunto l'assunzione futura delle cariche in questo Istituto, il fatto che venga proposto Draghi sembra non orientarsi a un aspetto di qualifiche, bensì ad un aspetto che riguarda più la nazionalità.

Noi abbiamo discusso e continueremo anche questa sera a discutere delle proposte che sono sul tappeto per il consolidamento dell'Eurozona, e voi sapete di cosa si tratti: il nuovo patto di stabilità e di crescita di cui si sta occupando il Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy, il patto per la competitività che è stato proposto, per il momento, dal Presidente francese e dal Cancelliere tedesco. C'è stato solo un inizio di dibattito. E nel Consiglio europeo si discute di molte altre cose: ad esempio, dell'attuazione del programma 2020 presentato dalla Commissione, e della creazione del nuovo meccanismo permanente di stabilità per sventare e prevenire crisi che possono colpire l'Euro in Paesi che presentino particolari debolezze.

Non abbiamo discusso di una questione che non soltanto non ci compete, ma che è prematura, cioè le candidature alla Presidenza della BCE. L'auspicio che io posso esprimere è che quando sarà venuto il momento si prendano in esame le possibili soluzioni di questo problema sulla base delle qualifiche che presentano eventuali candidati. Noi sappiamo che ci sono candidati che presentano qualità eccellenti. Siamo convinti che il Governatore della Banca d'Italia, che è anche Chairman del Financial Stability Board, è un uomo di grande qualità sul piano della competenza e sul piano del rigore, ma non vogliamo anticipare nessuna discussione e soprattutto vogliamo che la discussione sia libera sia da pregiudizi favorevoli sia da pregiudizi sfavorevoli sulla base della nazionalità di provenienza.