Torino 19/03/2011

Intervento del Presidente Napolitano al Sermig in occasione della consegna del Premio Artigiano della Pace 2011

Grazie per i premi. Credo che mia moglie se lo sia meritato per 52 anni di matrimonio. Io spero di averlo meritato per i motivi che avete indicato.

Ringrazio moltissimo Ernesto Olivero per avermi offerto questa breve pausa; in queste giornate non faccio che correre, e dovrò continuare a correre.

Ernesto Olivero una cosa non mi ha chiesto e avrebbe potuto chiedermela: mettere una firma sotto tutto quello che ha detto. Io sarei stato pronto a metterla - e fate conto che l'abbia messa - perché condivido tutti i suoi pensieri e soprattutto ho intuito, se non ascoltato, tante storie straordinarie che sono storie di vite salvate dalla guerra, dalla povertà, dalla malattia, e sono anche storie di energie vive, non solo di questo paese, che hanno potuto trovare una speranza e sono sicuro potranno trovare una loro strada grazie al Sermig, e grazie alla straordinaria ispirazione e passione di Ernesto Olivero.
Questo è veramente il mondo di oggi: qui c'è un'immagine viva di come è il mondo; di come lo vorremmo, certo, ma di come è già in questa comunità. Anche l'Italia è questo. Noi celebriamo 150 anni di storia ma l'Italia è radicalmente diversa da ciò che era quando nacque come nazione unita, come Stato unitario. Oggi l'Italia ha tantissimi colori: è molto bello sentir parlare l'italiano da tanti che sono nati parlando lingue diverse. Questo è il frutto del dialogo, della reciproca comprensione, dello sforzo di avvicinamento a cui tanto voi contribuite.

Ringrazio per questo premio di solidarietà.
Papa Benedetto XVI ha detto pochi giorni fa una cosa importante: solidarietà sta insieme con sussidiarietà, nel senso che ciascuno deve fare la sua parte. Non si tratta solo di chiedere, né tantomeno di chiedere tutto allo Stato; ma si tratta di mettere insieme - ciascuno secondo il suo ruolo, le sue responsabilità e le sue possibilità - i tanti tasselli che fanno la solidarietà.

La pace è ancora un obiettivo difficile. Certo, qui in Europa l'abbiamo costruita, e l'abbiamo anche consolidata, se solo si pensa che nel secolo scorso l'Europa è stata due volte non solo attraversata dalla guerra ma la 'culla' di due terribili guerre mondiali.

Oggi l'Europa è in pace, ma non così il resto del mondo. Oggi servire la pace significa anche trovare il modo di andare incontro a popolazioni perseguitate, come era detto nella "Carta dell'impegno dei giovani". Andare a portare aiuto non rimanendo indifferenti alle sofferenze, alle repressioni, e sappiamo di che cosa parlo. Questo è un impegno che può apparire duro, ma è un impegno per la pace, è un impegno per la solidarietà, è un impegno per i diritti dei popoli, per le libertà dei popoli.

E infine, avete fatto qualche cenno alla politica, all'Italia, apprezzando lo sforzo che io faccio di unità. Ma non è una mia scelta: è un mio preciso dovere, una mia precisa responsabilità. Secondo la nostra Costituzione il Capo dello Stato deve rappresentare l'unità della nazione, cioè deve sempre mettere in primo piano quello che unisce e non quello che divide. E in Italia, per fortuna, anche se si vede molto - e perfino troppo - quello che divide, è molto di più quello che unisce. Guai se non fosse così, perché noi avremo un avvenire, e soprattutto avrete un avvenire voi, avranno un avvenire le giovani generazioni, se ci sarà coesione nazionale, se ci sarà senso dell'unità, se ci sarà senso della missione comune.

E' mio impegno perseguire questo obbiettivo, è mio impegno coltivare questi valori, e sono felice che voi mi diate questo riconoscimento perché mi incoraggia ad andare avanti. E intanto vada avanti lei, Olivero, e andate avanti voi tutti.