Palazzo del Quirinale 09/11/2011

Intervento del Presidente Napolitano alla celebrazione della Giornata dello Spettacolo

Se in ore difficili e delicate come queste, non ho nemmeno pensato a rinviare questo tradizionale incontro o ad annullare la mia partecipazione, è non solo perché mai avrei voluto fare un torto all'infaticabile e meritorio impegno di Gian Luigi Rondi, e nemmeno perché mi lega al vostro mondo una mia antica personale predilezione e passione. Il motivo per cui sono qui nonostante tutto è per la convinzione del ruolo essenziale che l'Italia delle arti, dello spettacolo, del teatro e più in generale della cultura è chiamata a dare sempre, e ancora di più nella fase che il paese sta attraversando.

Ringrazio tutti coloro che hanno preso la parola, e con particolare calore e rispetto i premiati, per il contributo che hanno dato e continuano a dare tenendo alto il prestigio dell'Italia in campi nei quali è fondamentale ed è compito arduo restare all'altezza delle nostre migliori tradizioni.

E ringrazio il ministro Galan per aver prospettato francamente problematiche non semplici da affrontare e impegni da portare effettivamente avanti. Comprenderete tuttavia come nel merito di ciò io questa mattina mi astenga dall'entrare, volendo limitarmi a brevi considerazioni che vi toccano come cittadini, come italiane e italiani che operate in campi così significativi per l'immagine e per l'avvenire della nazione.

E' insorta, in Europa e non solo in Europa - l'ho detto pubblicamente qualche giorno fa - una grave crisi di fiducia nei confronti del nostro paese. Nessuno può mettere in questione, caro De Fusco, che l'Europa abbia in sé l'Italia come parte integrante e incancellabile della sua civiltà, e non solo della sua storia ma del suo futuro. Dobbiamo tuttavia ben capire - ciascuno di noi - che l'Unione europea, come espressione di un già lungo processo di integrazione, segnato da straordinari progressi comuni, sta vivendo il suo momento più critico in un mondo ormai radicalmente cambiato e investito, nel nostro continente come negli Stati Uniti d'America, da squilibri e sussulti profondi sul piano finanziario ed economico.

E a noi, Italia, tocca dare un apporto maggiore che non negli ultimi tempi al necessario rinnovamento e balzo in avanti nel sistema di integrazione europea, e insieme, però, riguadagnare credibilità e fiducia come paese, così da uscire innanzitutto, oggi, da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari e sulle condizioni dei nostri istituti di credito, con prevedibili ricadute sull'attività economica e sull'occupazione.

Ciò richiede un impegno immediato e di lunga lena, da parte nostra, nella gestione della finanza pubblica e più in generale nella visione e nella guida dello sviluppo economico e sociale del paese. Scelte severe nell'uso delle risorse, diversi e meditati ordini di priorità, superamento di fatali ritardi e contraddizioni nell'affrontare, con riforme spesso annunciate e sempre mancate, debolezze di fondo del sistema paese : ecco gli imperativi che riguardano noi tutti, e che esigono nuova consapevolezza diffusa e nuovi comportamenti, individuali e collettivi, rigore e qualità - come ha ben suggerito Popolizio -, spirito di sacrificio e slancio innovativo. E d'altronde, senza duro sacrificio e forte slancio la "nuttata", quella del 1944-45, non l'avremmo superata.

Nuovi comportamenti si richiedono anche nelle istituzioni e da parte delle forze politiche. Per trarci fuori dalla condizione critica e allarmante in cui ci troviamo, occorre che cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto e obbiettivo, ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni. Abbiamo bisogno di decisioni presto e via via nei prossimi anni, che diano il senso di una rinnovata responsabilità e coesione nazionale. E' il messaggio che abbiamo - non certo io solo, ma in molti - lanciato con le celebrazioni del 150° dell'Unità d'Italia; ed è lo sforzo che mi guiderà anche nell'arbitrare la crisi di governo che sta per aprirsi.

Operando, ciascuno di voi nel campo che gli è proprio, col talento e la creatività di cui siete capaci, e facendo la vostra parte di cittadini consapevoli in ogni occasione e luogo di vita pubblica, aiuterete l'Italia a riguadagnare la fiducia che merita e la solidarietà che le occorre. E di ciò vi ringrazio di cuore già oggi.