Palazzo del Quirinale 13/02/2012

Brindisi del Presidente Napolitano al Pranzo di Stato in onore del Presidente della Repubblica Federale di Germania Christian Wulff

Signor Presidente,

Signora Wulff,

Signore e Signori,

rinnovo stasera in questa significativa occasione il più caloroso benvenuto al Presidente della Repubblica Federale di Germania, alla sua consorte e alla delegazione che li accompagna. Ci incontriamo di frequente, caro Presidente Wulff : ancora qualche giorno fa a Helsinki nel gruppo di Presidenti europei che si riunisce annualmente. E non occorre sottolineare il valore del più diretto dialogo tra noi.

Un anno orsono - dopo aver voluto rendermi visita a Roma all'indomani della sua elezione a Presidente - lei mi accolse calorosamente a Berlino ; insieme, l'estate scorsa, incontrammo a Villa Vigoni un gruppo dinamico e motivato di giovani dei nostri due paesi : rappresentanti la generazione che è già chiamata a proseguire nel cammino intrapreso da Italia e Germania sessant'anni fa, quando esse si unirono nel comune progetto europeo.

E ho particolarmente apprezzato la Sua presenza alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia lo scorso 2 giugno e le molteplici iniziative organizzate dalla Germania per festeggiarlo insieme a noi. L'unificazione nazionale realizzata da Germania e da Italia nell'800 costituì - tra similitudini e diversità - un percorso parallelo che è rimasto inciso nella memoria storica delle nostre nazioni. E' un patrimonio ideale che il popolo tedesco ha rinnovato e consolidato con la riunificazione del 1990 : una pagina luminosa nello scorcio del secolo scorso.

I nostri due paesi sono, in questo periodo, più che mai calati in complesse problematiche comuni, che segnano le nostre relazioni bilaterali e il nostro convergente impegno nelle istituzioni europee, nell'alleanza atlantica, nelle Nazioni Unite. Lasciatemi tuttavia osservare che le visite di Stato - quali si compiono, secondo tradizione, al più alto livello istituzionale - sono un'occasione non solo e non tanto per mettere a fuoco questioni di attualità, attorno alle quali ruota la collaborazione tra i governi, quanto per rappresentare e mettere in luce il retroterra più ampio, le motivazioni più profonde, le ricorrenti sollecitazioni dell'amicizia e reciproca comprensione tra i paesi e tra i popoli la cui continuità storica i Capi di Stato esprimono. D'altronde nell'ordinamento costituzionale dei nostri come di numerosi altri Stati europei, i Presidenti non hanno poteri esecutivi, ma assolvono funzioni di rappresentanza e garanzia unitaria, al di là del fisiologico mutare degli equilibri politici.

Ed è importante, io ritengo, in questo momento richiamarci alle radici antiche, storiche e culturali, del rapporto tra Italia e Germania e al loro proiettarsi nell'età moderna e contemporanea.

Signor Presidente,
nel corso della sua visita in Italia, lei si affaccerà anche in quella terra di Puglia che reca le maggiori tracce della presenza di una straordinaria figura quale fu Federico II di Svevia, come promotore e federatore di culture, la germanica, la classica e la medievale siciliana e italiana. Fu egli il fondatore, nel 1224, dell'Università di Napoli che si collocò tra le prime nate in Europa e porta oggi il suo nome.
Nel corso dei secoli, il retaggio storico di Roma, il patrimonio archeologico, paesaggistico, artistico del nostro paese, lo splendore del Rinascimento italiano, hanno sempre di più costituito una fonte di ineguagliabile attrazione per la cultura tedesca. E tra i secoli XVIII° e XIX°, le moderne correnti di pensiero e di vita intellettuale si vennero, in Italia e in Germania, strettamente intrecciando. Quell'intreccio, e le più antiche radici dell'avvicinamento tra le nazioni e le culture italiana e germanica, non sono state travolte neppure dai funesti eventi della prima metà del Novecento. Simbolo della tenace resistenza della ragione alla carica distruttiva degli eventi fu l'atteggiamento del più rappresentativo intellettuale italiano del secolo scorso, Benedetto Croce.

Bollato, nel clima della I guerra mondiale, come "germanofilo", egli respinse con orgoglio quell'attacco. Nel 1936, dinanzi alla regressione culturale che l'ascesa del nazismo portò con sé in Germania, Croce - grande interprete della filosofia di Hegel e grande cultore di Goethe - rivendicò con forza "la Germania che aveva amato"; e nel 1943, nel momento di più tragico conflitto tra i due paesi, egli volle ribadire come la barbarie hitleriana fosse da considerarsi una transitoria degenerazione storica, e non cancellasse dunque "le virtù e le glorie germaniche".

Sconfitto finalmente il nazifascismo, Italia e Germania - subendo, quest'ultima, una dolorosa amputazione, destinata a durare oltre quarant'anni - seguirono percorsi paralleli col darsi moderne e aperte Costituzioni come basi per lo sviluppo di Stati nazionali democratici. E ben presto esse si ritrovarono - cancellando ogni ipoteca del passato - nella scelta decisiva del dar vita al processo di integrazione e di unità europea, accettando anche limitazioni volontarie delle rispettive sovranità nazionali. Quella scelta, nel segno della pace e della libertà, ebbe tra i suoi padri due grandi personalità, affini per formazione ideale e per esperienze politiche già nell'Italia pre-fascista e nella Germania pre-nazista, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer.

Prendeva corpo così il grande sogno : sulle ceneri delle immani distruzioni provocate dal folle piano nazista di un'Europa tedesca soggiogata con la forza, una Germania europea tra i pilastri essenziali di un'Europa che liberamente si unisse e federasse in condizioni di parità tra tutte le sue nazioni. E si apriva, nei rapporti tra i nostri due paesi, una storia nuova, che continua nel presente e non ha alternative per il futuro.

La scelta dell'unità europea - che essi integrarono con quella dell'alleanza atlantica, dell'amicizia e collaborazione privilegiata con gli Stati Uniti d'America - è stata per decenni portata avanti con coerenza da Italia e Germania più che da qualsiasi altro dei maggiori partner europei. Uno sviluppo lineare, che culminò nel Trattato di Maastricht, al quale l'Italia politica e diplomatica diede un apporto essenziale insieme con la Germania di Helmut Kohl e con la Francia di François Mitterrand.

Nel periodo più recente, per effetto della crisi finanziaria globale e della conseguente crisi dell'Eurozona, il nostro comune progetto europeo è stato scosso e messo a rischio come non mai. Da questa dura prova stiamo cercando di uscire, ma non senza difficoltà e tensioni, che hanno prodotto anche incomprensioni tra i nostri due paesi, che d'altronde si sono trovati, di fronte alla crisi, in condizioni oggettive diverse. Ebbene, dobbiamo recuperare, Signor Presidente, il massimo di sintonia, di reciproca fiducia e di comune determinazione, per superare limiti, errori, carenze della fase seguita alla nascita della moneta unica, per rilanciare e portare avanti con coraggio il processo di unità e integrazione europea.

Vediamo con chiarezza gli imperativi e le sfide che sono davanti a noi. Portare in equilibrio e consolidare i bilanci pubblici, così da scongiurare nel futuro ogni crisi dei debiti sovrani, e considerando la stabilità finanziaria un valore e una condizione da coltivare tenacemente : e qui conta il contributo di cultura e di esperienza dell'amica Germania, e conta il pieno affermarsi in Italia di un filone di pensiero e di impegno politico che non è mai mancato e che sta oggi diventando consapevolezza diffusa. Nello stesso tempo, caro Presidente Wulff, ristabilire nettamente quel principio di solidarietà che è tra i grandi motivi ispiratori e criteri di guida del processo di integrazione europea. E ritrovare decisamente la strada dello sviluppo dell'economia e della società europea, fronteggiando fenomeni e pericoli di recessione, di aggravamento delle disuguaglianze e delle povertà, di perdita di posizioni e di ruolo per l'Europa nel mondo radicalmente cambiato in cui essa oggi deve muoversi.

Dobbiamo metterci in grado di disegnare uno sviluppo competitivo e sostenibile per scongiurare il declino dell'Europa. E per evitare che si offuschi il suo ruolo peculiare nell'era della globalizzazione, dobbiamo saper rilanciare quel modello di società e quel modo di vivere che combinano - mi esprimo di proposito con parole del Cancelliere tedesco - "la forza della competitività con la responsabilità sociale". Si richiede a tal fine il massimo sforzo di mobilitazione delle nostre energie creative e innovative, delle nostre potenzialità produttive, il massimo di tensione democratica e di coesione sociale.
E ci occorre mettere in campo la valenza complessiva della costruzione europea : la capacità, soprattutto, dell'Europa di parlare con una sola voce sul piano internazionale, di proiettarsi con sue proposte e iniziative in tutte le aree mondiali - a cominciare da quelle più vicine, il Mediterraneo e il Medio Oriente - e in tutte le sedi politiche nelle quali ci sia da operare per la pace, per la salvaguardia dell'ambiente, per uno sviluppo economico e civile che assicuri livelli di occupazione e condizioni di vita accettabili, libertà democratiche e diritti umani.

Forse oggi, nel crogiuolo di una crisi per l'Europa ancora non risolta, torna ad affacciarsi la necessità, la prospettiva, il disegno di una Europa che si faccia pienamente Unione politica, in tutte le sue implicazioni anche istituzionali. Operiamo dunque insieme con fiducia in questo senso, con sentimenti di stima e di amicizia, reagendo ai vecchi, banali stereotipi che rimbalzano da un paese contro l'altro, affrontando senza infingimenti ma con volontà costruttiva diversità di opinioni e di posizioni sui temi della quotidiana, concreta politica europea.

E facciamo sempre vivere tra noi, tra i nostri popoli, tra i nostri cittadini, anche quella corrente di umana vicinanza e solidarietà, che si è espressa ancora ieri in un comune omaggio e rinnovato cordoglio per le vittime, italiane, tedesche, e di non pochi altri paesi, della tragedia della nave Concordia. Nello stesso spirito il governo e il popolo tedesco ci furono vicini a Onna, dopo il terremoto dell'Aquila.

Buon soggiorno, buona salute e serenità a lei, Presidente Wulff, e alla sua gentile consorte ; è con questo augurio e insieme con quello di un proficuo esito degli incontri che voi tutti giunti col Presidente dalla Germania, avrete in questi giorni in Italia ; è con l'augurio di un ulteriore forte sviluppo dell'amicizia tra i nostri paesi e del loro impegno congiunto per l'unità e il futuro dell'Europa, che invito voi tutti a levare il calice.