Lisbona 12/02/2014

Intervento del Presidente Napolitano al IX Simposio Cotec Europa

Signor Presidente della Repubblica,
Maestà,
Signor Vice Presidente della Commissione europea,
Signori Ministri,
Signori Presidenti delle Fondazioni nazionali COTEC,
Signore e Signori,

oggi, nella splendida sede della Fondazione Champalimaud, prendendo la parola in virtù della prosecuzione - voluta dal Parlamento - del mio mandato di Presidente della Repubblica, vorrei cercare di guardare al futuro ed individuare insieme a voi quali dovrebbero essere gli assi portanti dell'azione di COTEC-Europa negli anni a venire.

Nel 2012, l'Europa ha attraversato una delle pagine più difficili della sua storia: i nostri Paesi, duramente colpiti da una crisi economica e finanziaria senza precedenti nel secondo dopoguerra, costretti a scelte tanto dolorose quanto improcrastinabili per consolidare i propri conti pubblici, hanno visto chiudersi spazi di crescita e aumentare drammaticamente la disoccupazione. Ne è conseguita una contrazione dei consumi e del prodotto lordo, tradottasi in pericolosa recessione.

Oggi, in una situazione ancora fragile, Portogallo, Spagna e Italia sembrano avviarsi verso una prima timida ripresa, pur nella consapevolezza che molto deve essere ancora fatto per trasformare le positive indicazioni di fine 2013, corroborate dalle più recenti proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, in tendenze concrete e durature.

Sono certo che alle nostre tre Fondazioni spetti dare un contributo rilevante all'individuazione di meccanismi idonei a declinare tali primi positivi segnali in un più deciso impegno a rafforzare i settori della ricerca e dell'innovazione, chiavi di volta di ogni azione mirata ad elevare la competitività del nostro sistema produttivo, a stimolare la crescita ed a generare occupazione. COTEC Europa ha energie, competenze e strumenti per affrontare questo delicato compito e può rappresentare quindi un prezioso volano di impulso e rilancio.

I legami tra ricerca e innovazione, crescita e competitività, sono evidenti. Lo dimostra in maniera lampante l'Innovation Scoreboard 2013 dell'Unione Europea, mettendo in luce realtà forse sgradite, che devono condurre però ad una riflessione e - lo auspico fortemente - ad uno scatto di orgoglio e ad un atteggiamento fortemente proattivo dei nostri tre sistemi-paese, delle nostre tre COTEC e della loro espressione "federativa".

Secondo l'Innovation Scoreboard, il divario tra i Paesi leader nei processi di innovazione (Svezia, Germania e Danimarca) e i cosiddetti "innovatori moderati" (tra cui rientrano Portogallo, Spagna e Italia) cresce; gli Stati Membri che hanno continuato a investire in ricerca e innovazione anche durante la crisi hanno ottenuto risultati migliori di quelli che non l'hanno fatto; la capacità di innovazione dell'UE è stata trainata principalmente dalle Piccole e Medie Imprese.

Da queste considerazioni emerge con chiarezza la via da seguire : colmare il divario che ci separa dai Paesi più avanzati sulla via dell'innovazione al fine di rilanciare le nostre economie. Occorrerà ancorare fortemente il mondo della ricerca e dell'innovazione a quello dell'impresa e in particolare a quello delle Piccole e Medie Imprese che in Italia, nonostante i colpi della crisi, restano un tessuto vitalissimo e rappresentano una larghissima parte del tessuto produttivo nazionale.

Bisogna però aver presente - e lo ha ricordato di recente il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che "l'Italia risponde ancora in maniera insufficiente alla sfida dell'innovazione tecnologica e della globalizzazione dei mercati.

Ritengo quindi che il tema del IX Simposio COTEC - la re-industrializzazione - rifletta ampiamente gli interessi di Lisbona, Madrid e Roma e sono certo che il dibattito odierno, insieme alla Dichiarazione dei Ministri, fornirà valide indicazioni operative per rafforzare quello che resta il vero motore di crescita dell'economia.

In un mondo in continua evoluzione, dove la Cina sta assumendo posizioni sempre più forti nella produzione e nel commercio internazionale, la strada della re-industrializzazione in Europa deve necessariamente passare attraverso un'attenzione sempre maggiore all'innovazione e alla ricerca, affinché la produzione europea rimanga sempre all'avanguardia dal punto di vista qualitativo e tecnologico. Solo così le nostre imprese potranno sempre meglio competere sullo scacchiere internazionale e cogliere le opportunità legate al continuo incremento della produzione mondiale, che il World Economic Outlook Update di fine gennaio situa intorno al 3,7% per il 2014, e la crescita del commercio internazionale, che l'Organizzazione Mondiale per il Commercio prevede si attesti intorno al 4,5% nell'anno in corso, grazie ad una spinta decisiva delle importazioni e delle esportazioni dei Paesi emergenti - nonostante le difficoltà recenti di alcuni di essi - e dei Paesi in via di sviluppo. Più innovazione e più ricerca, inoltre, ci consentiranno di cogliere anche le opportunità che si schiuderanno con il Transatlantic Trade and Investment Partnership.

Tenendo presenti questi dati di fondo, si può ben dire : quello che sarà dell'Europa e dell'Occidente dipenderà in buona parte anche da noi. Dipenderà dalla nostra capacità di innovare, cambiare ed adattare la nostra cultura di impresa per affrontare le sfide poste dalla competizione dei Paesi emergenti.

Ma è ovvio che il necessario balzo in avanti non potrà essere demandato esclusivamente al singolo imprenditore, alla singola azienda, per quanto "innovation oriented and driven" essi siano. È un cambiamento che deve coinvolgere l'intero Sistema Paese in Italia, come in Portogallo e Spagna, e deve trovare il necessario ancoraggio a Bruxelles.

Occorre, a questo proposito, tener conto delle radicali trasformazioni tecnologiche intervenute e ancora in corso; si deve quindi procedere - dove non lo si sia già fatto - a riforme dei sistemi formativi e del mercato del lavoro, investire in conoscenza, ricerca, preparazione della giovane forza lavoro a nuove opportunità e forme di occupazione. Una crescita sostenuta e qualificata richiede certamente riforme strutturali, ma richiede in pari tempo un rilancio, oltre che di investimenti privati, anche di ben mirati investimenti pubblici, al servizio di progetti europei e nazionali. E richiede un'attenzione particolare alle Piccole e Medie Imprese che sono il cuore dell'economia europea e necessitano di regole semplici ed efficaci, che limitino gli oneri amministrativi e fiscali e facilitino l'accesso al credito e all'innovazione. Per quanto riguarda l'Italia, va sottolineato l'impegno del governo di procedere con misure di sostegno immediato alle attività innovative e di ricerca delle imprese, prevedendo a tal fine il ricorso a fondi strutturali europei per le regioni del Mezzogiorno e a fondi nazionali per le regioni del Centro-Nord. Occorre promuovere di più la spesa in Ricerca e Sviluppo, area nella quale - come ho già detto - i nostri tre Paesi investono una percentuale del PIL inferiore alla media europea.

La Strategia "2020" dell'Unione sostiene prioritariamente gli sforzi nazionali nel campo dell'innovazione. Ad essa si accompagna la componente essenziale dello "Spazio europeo della ricerca", inteso a fare dell'innovazione e delle nuove tecnologie la leva di una riconversione industriale centrata sulla sostenibilità, sull'efficienza e sull'integrazione fra la ricerca e l'applicazione dei suoi risultati.

Il Consiglio Europeo di ottobre ha dal canto suo confermato l'obiettivo della realizzazione di un mercato unico digitale entro il 2015. Anche il programma della Commissione Europea in tema di clima ed energia per il 2030 racchiude in sé strumenti di sicuro interesse per continuare a puntare sull'efficienza e la sostenibilità dei processi produttivi, incentivando l'uso di fonti di energia rinnovabile.

Infine, il prossimo Consiglio Europeo di Marzo toccherà, tra le altre, la questione da noi affrontata in questa sessione COTEC, del rafforzamento del tessuto industriale europeo per incentivare crescita e occupazione.

Sono tessere di un unico mosaico che descrivono un'Europa largamente in grado di mettere in opera gli strumenti necessari ad uscire dalla crisi in cui è rimasta presa negli ultimi cinque anni (e ancor più) e di mostrarsi più competitiva sul piano internazionale. Dobbiamo peraltro essere consapevoli - e cito ancora il governatore Visco - che "la fiducia faticosamente riguadagnata non deve essere indebolita dal riaccendersi di timori sulla risolutezza dell'Italia, e di tutti i paesi dell'area dell'Euro, a proseguire sulla strada delle riforme e della responsabilità". Politiche ed iniziative su cui le COTEC nazionali devono saper fare leva, non in competizione, ma in sinergia le une con le altre, in special modo per accrescere il grande potenziale rappresentato dalla vasta area delle Piccole e Medie Imprese.

Insieme le tre Fondazioni possono farsi interpreti autorevoli di un patto federativo per l'innovazione che incentivi investimenti pubblici e privati, avvicini il mondo imprenditoriale e il mondo della ricerca, valorizzi le giovani generazioni aprendosi con fiducia alle loro idee, creando nuove opportunità e suscitando concrete speranze per il futuro.

Con questa nota di ragionevole ottimismo e fiducia nelle nostre capacità e nella nostra visione rinnovo il mio apprezzamento per questa esperienza e iniziativa comune ai nostri tre Paesi, augurando alla COTEC un pieno successo negli anni a venire.