LA SCUOLA COME RISORSA NELLA NAPOLI D'OGGI:
CONFRONTO DI ESPERIENZE E PROGETTI CON IL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
Napoli, Città della Scienza, 25 novembre 2006
Grazie a voi tutti. Ho fatto tanti comizi in vita mia, ma non sono abituato a queste ovazioni. Vi ringrazio.
Oggi ho ascoltato cose molto belle e molto incoraggianti. Sono tentato di rispondere subito ad Antonio che possiamo credere nella rinascita e nel futuro di Napoli: dovete crederci voi, dobbiamo crederci noi che abbiamo delle responsabilità istituzionali.
Ogni volta che sono tornato a Napoli da Presidente della Repubblica, e mi sono sentito dire o gridare "fate qualcosa per Napoli", ho avvertito un senso di grande imbarazzo e preoccupazione, perché forse si pensa che il Presidente della Repubblica abbia chissà quali poteri. Il Capo dello Stato non ha poteri magici e neanche troppi poteri esecutivi. Ha delle responsabilità morali e ha il dovere di rappresentare l'unità della nazione. E allora, che cosa posso fare? Posso innanzitutto ascoltare. E ho ascoltato, oggi, perché credo che questo sia il mio più importante impegno in risposta alle sollecitazioni che ricevo. Posso fare anche qualche altra cosa, ma lo dirò più avanti.
Intanto, posso contribuire a far venire in luce quello che si fa e non si sa a Napoli (ed è qualcosa di molto importante!); quello che fanno le istituzioni e quello che fanno tanti napoletani; tutto quello che si muove, di vivo, di sano, di valido in questa città e in questa area metropolitana. I giornali e le televisioni ne parlano poco: questo lo sappiamo e ne soffriamo. Le importanti realizzazioni del governo regionale, del governo cittadino, del governo provinciale, di tante amministrazioni comunali, così come la straordinaria ricchezza - che oggi voi avete documentato - di progetti per iniziativa della scuola e dei giovani, tutto questo è a rischio se e quando arriva un'ondata di violenza e di degrado che sommerge l'immagine che tutto il paese ha di Napoli. Possiamo e dobbiamo sentirci feriti, e ci sentiamo spesso colpiti da certi reportage e certi servizi che danno una rappresentazione ingiusta, unilaterale e tendenziosa sia dell'attività delle istituzioni sia del modo in cui si muovono e operano i napoletani; ma per quanto feriti possiamo sentirci che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo stringere i denti; dobbiamo anche ingoiare bocconi amari; dobbiamo, soprattutto, dimostrare che si può vincere la violenza e il degrado: dimostrare che si può vincere facendo di più e sforzandoci in ogni modo di farlo sapere. Sì, prendiamo sotto braccio, e qualche volta tiriamo per un braccio, quelli che parlano o scrivono, o possono parlare e scrivere, di Napoli: facciamogli vedere quello che non vedono, facciamogli sapere quello che non sanno. Facciamogli sapere quello che, qui, ci hanno detto il Sindaco e il Presidente della Regione; ciò che fanno concretamente le nostre amministrazioni per risolvere i problemi gravi e complessi cui è legato il futuro di Napoli. Ma, soprattutto, facciamo sapere quello che avete detto voi.
Sono stato veramente colpito - ho preso tanti appunti per mia conoscenza e per mio approfondimento - dalla varietà e dalla ricchezza dei progetti, delle idee, delle iniziative che vengono dal basso per vostro conto. Avete affrontato i problemi della scuola, i problemi dei quartieri, i problemi della città. E io voglio insistere sul ruolo della scuola, dell'associazionismo, della partecipazione. A Valentina che chiede "Come dobbiamo agire noi giovani?", rispondo che dovete agire mettendovi insieme, partorendo idee, assumendo iniziative. Qui sono state presentate proposte concrete che credo debbano essere raccolte, che ritengo utili anche per creare dappertutto centri di aggregazione e di vita culturale e sociale, in particolare dove ci sono le condizioni più gravi, più penose, in quelle periferie di cui ha parlato don Antonio, che sono diventate epicentri di degrado e di regressione, e sono da ridisegnare e da reinventare.
Bisogna fare tutto questo, e bisogna puntare molto a valorizzare la scuola lottando contro la dispersione e l'abbandono. È stato giusto sottolineare che quel che è grave non è solo la dispersione, ma è anche cominciare ad andare a scuola e poi lasciare: bisogna fare di tutto per recuperare, bisogna fare di tutto per riportare dentro la scuola quelli che l'hanno abbandonata.
Sappiamo che la cultura e la formazione sono essenziali anche per avere più lavoro. Bassolino diceva "Scuola e lavoro": più lavoro per Napoli, più lavoro per i giovani, anche perché non debbano andar via. Uno di voi, mi pare Alberto, ha chiesto: "Che possiamo fare noi per Napoli se siamo obbligati ad andarcene?" Spero che possiate fare tanto! Mi auguro che non siate costretti ad andarvene, proprio per poter continuare a dare il vostro contributo lavorando, operando utilmente perché - e lo dico senza retorica - voi ragazze e ragazzi, e voi insegnanti, siete la più grande fonte di energia pulita di cui disponga Napoli. Siete una straordinaria fonte di energia pulita che bisogna far valere innanzitutto nella lotta contro la negazione della cultura, che è la violenza, e anche contro l'assuefazione, contro la rassegnazione, contro l'indifferenza.
Penso che qui, oggi, si siano dette delle cose molto belle, delle cose particolarmente importanti. Sono state dette da parte dell'imprenditrice su come sia possibile resistere al ricatto, alla minaccia, all'estorsione. Ha detto delle cose importanti il Presidente del Consiglio comunale: "non bisogna mollare", ma bisogna rispondere con coraggio all'offensiva penetrante e dissolutrice della violenza e del culto della violenza. Sì, anche con coraggio, come quello che ha avuto la nostra imprenditrice, e hanno tutti gli altri che stanno facendo aumentare le denunce dei casi di estorsione da parte della camorra.
Credo che bisogna fare tutto questo, che bisogna anche apprezzare il coraggio della madre che ci ha parlato con commozione del proprio figlio che aveva sbagliato, che poteva perdersi e che, grazie alla scuola, non si è perso.
Spero che di questa assemblea, ma soprattutto delle cose che si sono dette qui, e di tante altre cose che a Napoli si fanno dall'alto e dal basso, prima o poi parlino i giornali.
Ho detto che io posso essenzialmente ascoltare e contribuire a mettere in luce quel che si muove in positivo e di sano a Napoli. Posso anche cercare - e credo che faccia parte delle mie competenze e responsabilità - di dare qualche scossa.
Un mese fa, il 31 ottobre, di fronte a ciò che accadeva a Napoli - erano giorni molto duri e molto angosciosi anche per me - ho lanciato un appello il cui significato e il cui fine erano molto chiari: impegnare il governo nazionale a fare di più, ad intervenire subito, a dare delle risposte concrete. Avendo dato questa scossa, posso dire che oggi ci sono dei risultati: è venuto a Napoli il Presidente del Consiglio, ed è stato sottoscritto un accordo, oramai operativo, per dar vita - scusate se le parole sono un po' strane - a una "unità speciale di concertazione per lo sviluppo economico dell'area metropolitana di Napoli". Ma dietro queste parole un po' burocratiche c'è l'impegno del governo nazionale, di concerto con il governo regionale e con i governi locali, ad agire perché si portino avanti le politiche comuni e si mettano a disposizione di Napoli le risorse indispensabili, anche per la massima valorizzazione della scuola.
Sarà qui, tra qualche giorno, il Ministro della Pubblica Istruzione, che raccoglie idealmente il testimone da Rosa Russo Jervolino. Verrà qui, Fioroni, a parlare di un protocollo della legalità, sottoscritto dagli studenti, a partire da Palermo, nel ricordo della strage di Capaci e delle altre terribili stragi di mafia. Si parlerà anche di un accordo concreto per riuscire a tenere aperte tutto il giorno il più gran numero possibile di scuole e di istituti nei quartieri.
È venuto il Ministro dell'Interno e ha firmato con le autorità locali un patto per la sicurezza di Napoli: della città e della provincia. Sono stati messi a disposizione più mezzi per lottare contro la criminalità, per garantire più sicurezza ed è particolarmente importante che si sia impegnato a venire ogni mese il Ministro dell'Interno per verificare che le cose vadano avanti.
Ebbene, qualche volta sento dire: ricominciamo? Quante volte abbiamo tentato di fare cose significative per la sicurezza, per il lavoro, per lo sviluppo? La risposta è che non bisogna mai stancarsi di ricominciare. Si, bisogna ricominciare se già si è cominciato e poi ci si è fermati. Bisogna ricominciare e non bisogna fermarsi. Non fermarsi, grazie alla vostra spinta, con il vostro contributo e anche con una piena assunzione di responsabilità di chi ha la guida del governo nazionale.
Vi ho detto le cose che si sanno facendo, proprio perché vorrei che ci fosse da parte vostra un tono di fiducia, non solo di speranza. Non vi sto facendo l'elogio del governo, perché, poi, se il governo mantiene o no i suoi impegni, spetterà a voi giudicarlo: a voi napoletani, a voi giovani e, domani, anche come elettori. Sto soltanto dicendo che degli impegni sono stati presi e sta a tutti noi farli marciare, farli andare avanti. Con la vostra spinta, con le vostre energie, con la vostra passione e con le vostre "mollette".