Torre del Greco 26/11/2006

Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della inaugurazione della restaurata villa del Presidente De Nicola





INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
IN OCCASIONE DELLA INAUGURAZIONE
DELLA RESTAURATA VILLA
DEL PRESIDENTE DE NICOLA

Torre del Greco - 26 novembre 2006


Sono molto lieto di partecipare a questa iniziativa, in questa bellissima e oggi splendente Torre del Greco.
Ieri abbiamo reso omaggio a Giovanni Leone, Presidente della Repubblica, giurista, avvocato; e, non a caso, già in quella cerimonia a Castelcapuano sono risuonati i nomi sia di De Nicola sia di Francesco De Martino: De Nicola avvocato, al cui studio si formarono - appunto - insieme Giovanni Leone e Francesco De Martino, e, naturalmente, De Nicola primo Presidente della Repubblica.
Non cederò solo alla suggestione dei ricordi, parlando brevemente di De Nicola, e tanto meno dei ricordi strettamente personali e famigliari: ci fu amicizia e reciproco rispetto tra mio padre ed Enrico De Nicola, e ci fu grande amicizia di De Nicola anche per mia madre.
Vorrei solo ricordare un momento politico di qualche interesse. Parlo di De Nicola senatore, semplice senatore, che partecipava, soprattutto verso la prima metà degli anni Cinquanta, ad incontri dei parlamentari napoletani che si tenevano nella sala della Camera di Commercio, a piazza della Borsa. Vi partecipavano parlamentari di tutti i partiti: allora non era ancora di moda il termine bipartisan, ma in sostanza erano incontri di rappresentanti di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. I grandi dioscuri di questi incontri erano Enrico De Nicola e Giovanni Porzio, sempre accolti affettuosamente, e rispettosamente, sulla soglia della Camera di Commercio, dall'allora più giovane Mario Palermo. Erano incontri in cui si discuteva liberamente, anche animatamente, e che si concludevano con una espressione che allora ricorreva frequentemente: "Salvare Napoli", "Salviamo Napoli". Ma che cosa significava quell'espressione? Stava ad indicare una coscienza acuta, drammatica della gravità dei problemi storici e dei rischi molteplici da affrontare a Napoli.
Da allora sono cambiate tante cose. Ma si può trovare un filo di continuità nell'appello all'unità delle forze migliori della città e della sua rappresentanza politica, con una visione consapevole e perfino angosciata della situazione e delle esigenze di Napoli, per far scattare reazioni ed iniziative che potremmo - seguendo quella vecchia espressione - chiamare "salvifiche".
Come raccogliere l'eredità di De Nicola? Ci sarebbe tanto da dire, sulla base della splendida ricostruzione che della sua personalità e della sua vita ha fatto Franco Casavola.
So che qui sta per insediarsi un centro di studi forensi per iniziativa e a cura del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati: credo si tratti di una soluzione eccellente. Vorrei, però, anche augurarmi che questa villa, così ben restaurata e così significativa per quello che rappresenta, diventasse anche luogo di riflessione e di dibattito sulla nascita delle istituzioni repubblicane, che ebbe in Enrico De Nicola un protagonista di primissimo piano.
Le istituzioni della Repubblica nacquero attraverso un difficile processo di transizione avviatosi all'indomani della caduta del fascismo e della liberazione dell'Italia del Sud. Ricordiamo bene che nell'"Italia divisa in due", titolo che Benedetto Croce diede alle sue memorie degli anni 1943/1944, si vedeva Napoli e tutto il Mezzogiorno come l'Italia già liberata, mentre il Centro ed il Nord erano sotto il tallone dell'occupazione tedesca.
Verso la fine del 1943, tuttavia, la situazione italiana, che si sperava destinata a una rapida ripresa di normalità democratica o pre-democratica, era però giunta ad un punto morto per il dissidio sui tempi e sui modi di soluzione del problema istituzionale.
C'erano partiti che ponevano come assoluta pregiudiziale la soluzione della questione Monarchia - Repubblica, prima di procedere sulla via della riorganizzazione delle istituzioni del Paese. E fu allora, nello sforzo di uscire da quel punto morto, che si ebbe la invenzione della Luogotenenza, come ci ha ricordato Franco Casavola. Una invenzione, che nacque nella ristrettissima cerchia di tre personalità - Carlo Forza, Benedetto Croce ed Enrico De Nicola - e di cui Croce parla molto in quel suo diario. Croce, che aveva grande ammirazione non solo per l'ingegno giuridico di Enrico De Nicola, ma anche per la sua finezza politica, aderì a quell'idea con qualche perplessità perché - scrisse - temeva che l'istituto della Luogotenenza potesse facilitare la fine della Monarchia e l'avvento della Repubblica. In realtà, risultò la sola soluzione perseguibile.
Alla ricostruzione che di quel momento ha dato Franco Casavola, io vorrei solo aggiungere un particolare che dice molto sul carattere dell'uomo De Nicola. Dopo che si svolse quel colloquio tra De Nicola e il Re - un colloquio che vide a lungo il Re praticamente muto, fino a quando non fu associato all'incontro il Ministro della Real Casa, il quale appena ebbe sentore della proposta di De Nicola e vista la perplessità del Re gli disse "Accettate subito" - De Nicola avrebbe potuto lasciare Ravello; ma quella notte rimase lì, anche per le condizioni del tempo (non era tanto facile nel 1944 scendere da Ravello a Napoli). La mattina dopo, nel congedarsi, il Ministro della Real Casa gli disse: "Il Re ha accettato". Già la sera aveva avuto comunicazione dell'accettazione da parte del Re, ma non ci fu nulla da fare. De Nicola ripeté quella mattina: "Dovete pensarci ancora e portarmi la risposta definitiva del Re stasera a Torre del Greco". Il Re si dovette piegare a questa ferma volontà di De Nicola: la sera del giorno seguente il Ministro della Real Casa si recò apposta da Ravello a Torre del Greco per dare la definitiva risposta e accettazione da parte del Re.
Si mise in moto, così, quel seguito di avvenimenti che avrebbe portato a dei governi di larga unità democratica, con la partecipazione di tutti i partiti antifascisti, alla convocazione della Consulta e, infine, alla convocazione delle elezioni per l'Assemblea Costituente insieme al referendum Monarchia - Repubblica. E De Nicola fu Capo provvisorio dello Stato e primo Presidente della Repubblica.
Ho parlato della importanza di una riflessione, di un dibattito e di uno sforzo di conoscenza innanzitutto sulla nascita delle istituzioni repubblicane, ma penso in modo particolare alla Presidenza della Repubblica e alla Presidenza della Corte costituzionale come le maggiori istituzioni di garanzia previste dalla nostra Carta costituzionale. Ebbene, come primo Presidente della Repubblica e come primo Presidente della Corte Costituzionale, Enrico De Nicola segnò il profilo di quelle istituzioni di garanzia. Lo segnò anche per la sua straordinaria personalità, dalla - come hanno scritto degli studiosi - "inflessibile indipendenza di giudizio unita ad uno scrupolo di imparzialità incoercibile". Ecco, io credo che davvero questo fosse il segreto della impostazione che seppe dare da par suo Enrico De Nicola alle istituzioni di garanzia della Repubblica. E questo è forse un tema su cui occorrerà ritornare, oggi che quelle o altre istituzioni di garanzia possono apparire meno generalmente ed unanimemente riconosciute nel loro modo di procedere, e che sempre dovrebbe ispirarsi alla filosofia suggerita da Enrico De Nicola. Io credo che tale riflessione sia davvero il modo migliore, o uno dei modi migliori, per concepire e far vivere la memoria e l'eredità di Enrico De Nicola in questa splendida sua casa.