INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALLA SCUOLA GRANDE DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA
(Venezia, 26 marzo 2007)
Desidero innanzitutto salutare cordialmente le autorità civili, religiose e militari, e i rappresentanti di tutte le assemblee elettive ; e ringraziare in modo particolare il Sindaco di Venezia, il Presidente della Provincia, il Presidente della Regione Veneto per le espressioni amichevoli che mi hanno rivolto e per l'impegno con cui mi hanno prospettato problemi e aspirazioni dei territori e dei cittadini che essi rappresentano, non dissimulando motivi di insoddisfazione meritevoli di attenta riflessione anche da parte mia.
La mia visita di oggi a Venezia e di domani a Treviso si colloca in sostanziale coerenza e continuità con quelle che ho nei mesi scorsi compiuto in altre città e regioni italiane. Il primo titolo e compito che la Costituzione mi attribuisce è quello di rappresentare l'unità nazionale, e ciò comporta attenzione, sensibilità e sforzo di conoscenza verso le molteplici espressioni della storia e della realtà attuale del nostro paese, e verso le nuove istanze di articolazione autonomistica dello Stato italiano.
Vorrei in questo senso ripartire da quel che dissi nel settembre scorso a Bari in occasione dell'incontro con le rappresentanze istituzionali della Puglia:
"Essenziale è comprendere che le sempre più ardue prove della competizione globale richiedono la valorizzazione di tutte le energie e potenzialità di cui l'Italia dispone, dal Nord al Sud, la convergenza di tutti gli sforzi ; senza cedere a contrapposizioni fuorvianti?. Dare risposte a esigenze reali di intervento pubblico a sostegno della crescita e della competitività delle aree più sviluppate e dinamiche del Nord del paese, dev'essere parte della stessa visione e linea di politica nazionale rivolta a mettere in valore le risorse, le riserve potenziali del Mezzogiorno."
L'attenzione che io dedico alle esigenze del Mezzogiorno, e la responsabilità che sento verso quella parte del paese, in cui mi sono formato e che ho a lungo rappresentato in Parlamento, non mi inducono ad atteggiamenti indulgenti nei confronti di chi governa lì e non può non rispondere della gravità di problemi che si trascinano irrisolti, né tanto meno mi impediscono di valutare con la massima obbiettività e apertura esperienze ed istanze come quelle, in particolare, del Veneto e del Nord Est.
E come si potrebbe d'altronde sottovalutarle e trascurarle? Questa è l'area che ha conosciuto negli scorsi decenni la più profonda trasformazione, il più straordinario progresso. Si tratta di fenomeni che richiedono ancora d'essere meglio analizzati nella loro novità e complessità, per gli stimoli che ne possono venire e per le questioni che pongono.
Un fenomeno tra i più significativi della trasformazione che in Veneto si è vissuta e si sta vivendo è certamente quello da cui è partito l'intervento del Presidente Galan : il fenomeno, cioè, che ha visto il Veneto diventare - da storica terra di emigrazione qual era, al pari delle regioni del Mezzogiorno - la seconda regione italiana per presenza di stranieri immigrati. Ed ho seguito con grande interesse quel che il Presidente Galan ha detto e documentato a proposito dell'impegno di accoglienza e integrazione - nel riconoscimento dei valori costituzionali, che fanno tutt'uno con la nostra identità nazionale, e nel rigoroso rispetto della legalità - che qui è stato perseguito. E' giusto sbarazzare il terreno da ogni pregiudizio quando si parli del rapporto tra società veneta, istituzioni venete e popolazione immigrata : un rapporto che merita un chiaro e motivato apprezzamento.
Il Veneto si è trasformato in quell'area produttiva ad alto reddito e ad alto ritmo di sviluppo che oggi conosciamo, grazie a uno spirito imprenditoriale e ad un dinamismo in cui si è trasfusa un'antica laboriosità diffusa, e grazie a una consapevole apertura verso l'Europa e il resto del mondo. Non si è trattato di un balzo in avanti compiutosi una volta per tutte. Le piccole e medie imprese, così impetuosamente cresciute, hanno in questi anni saputo rinnovare e allargare quei distretti industriali che hanno loro consentito di non soffrire fatalmente dei propri limiti dimensionali.
E a mano a mano che si è venuto trasformando, con il dare vita a un'esperienza di così grande rilievo per tutto il paese, il Veneto ha anche acquistato una crescente consapevolezza di sé, una volontà di autoaffermazione come forza portatrice di cambiamento nei rapporti con lo Stato.
Questa è l'ottica con cui si deve - da parte di quanti hanno responsabilità istituzionali al livello nazionale - guardare ai temi che oggi formano oggetto di sempre più matura discussione. Temi specialissimi come quelli del destino di quell'unicum che è la città di Venezia - non c'è altro luogo in cui, ritornandovi, io provi la stessa emozione della prima volta. E insieme temi fondamentali per lo sviluppo complessivo della Regione. Dirò a questo proposito poche parole, sia per non trasformare l'ascolto a cui sono tenuto in pretenziosi giudizi su questioni difficili e delicate, sia per non invadere sfere di giudizio e di decisione proprie degli organi di governo.
Mi pare di poter cogliere come cruciale la questione di un orizzonte di sviluppo per Venezia, che ne valorizzi - insieme con la ineguagliabile valenza storico-culturale e artistica e la formidabile potenza turistica - risorse produttive e ambientali che non si possono lasciar decadere, a cui bisogna invece dedicare i mezzi necessari. Ho letto in questa chiave il testo del recente accordo - dicembre 2006 - per il rilancio della chimica, sulla base di un impegno mirato e tecnologicamente innovativo delle imprese che operano a Porto Marghera, e per una bonifica e riqualificazione ambientale, in linea con il precedente accordo del dicembre 2005. E apprezzando la puntualità e concretezza degli orientamenti concordati tra tutte le parti interessate, credo che fondamentale sia l'impegno, anche al livello di governo nazionale, a garantirne l'effettiva attuazione.
In quanto alle prospettive di ulteriore sviluppo dell'economia del Veneto e del Nord Est, risulta particolarmente forte e condivisa l'esigenza di una dotazione infrastrutturale che esalti la competitività di un sistema di imprese che già ha saputo ristrutturarsi e adeguarsi ai nuovi termini della competizione mondiale, e consenta di cogliere le opportunità che si presentano specie in questa fase di allargamento dei confini dell'Europa. Pare anche a me incontestabile l'importanza - in una visione unitaria responsabile delle priorità da osservare e delle scelte da compiere sul piano nazionale, in materia di grandi opere e di trasporti - del corridoio autostradale Civitavecchia-Venezia come naturale integrazione del corridoio europeo numero 5 da Lisbona a Kiev. Il progetto, anche come project financing, che è stato apprestato, merita una tempestiva valutazione di impatto ambientale, cui consegua senza indugio un avvio dei lavori.
Non parlerò a voi che ne siete super-esperti del tanto invocato passante di Mestre se non per constatare con soddisfazione che si può ormai contare lo scorrere dei giorni, anche se non pochi, che ci separano dalla sua realizzazione.
Constato inoltre che ci sono i primi segni concreti di attenzione dell'ANAS per molti altri problemi e progetti di viabilità, e mi auguro che essi si confermino e accrescano, così come auspico che si esprima un'adeguata considerazione da parte delle Ferrovie dello Stato per le esigenze sollevate dalla Regione Veneto a proposito dei collegamenti tra Milano, Venezia e Trieste.
Ma vorrei anche evocare - al di là degli sviluppi e delle esigenze dell'economia in senso stretto - il ruolo che qui hanno assunto e le sollecitazioni che oggi esprimono le istituzioni culturali, dalla rete tanto arricchitasi delle università venete alla Biennale di cui è giusto proporsi il rilancio.
In tutti i campi è da ritenersi una preziosa acquisizione, e una decisiva condizione di successo, quella della più feconda cooperazione e concertazione tra le istituzioni rappresentative e di governo del Veneto, Regione, Provincia e Comune di Venezia. Il Sindaco Cacciari ha detto molto bene a questo proposito che è il tempo di agire insieme per il Veneto a partire dalla sua città. E questa necessità ha voluto illuminare con un eloquente richiamo alla ricchezza e originalità della conformazione storica della regione e del suo patrimonio culturale e artistico.
Considero fondamentale la cooperazione anche in un'accezione più ampia al fine di perseguire il necessario ed auspicato rinnovamento dei rapporti tra comunità regionali e locali e Stato. Dico subito a questo riguardo che ho colto con grande compiacimento il contributo che è venuto, unitariamente, dalle Regioni per la definizione di un disegno di legge sul federalismo fiscale. E' in questione non più una scelta generale che ha a suo tempo formato oggetto di tante dispute accademiche e politiche, ma un obbligo costituzionale a cui non si può derogare e che non può ulteriormente attendere.
L'articolo 119 della Costituzione parla chiaro ; il referendum confermativo della riforma del Titolo V con legge del 2001 ne ha sancito la definitiva adozione ; il referendum dello scorso anno con cui è stata abrogata la legge di riforma costituzionale del 2005 ha eliminato ogni dubbio o sospensiva sull'attuazione degli articoli dal 114 al 132 nel testo rimasto in vigore. Il disegno di legge delega sul federalismo fiscale costituisce un adempimento ormai improrogabile, d'intesa con le istanze del sistema delle autonomie e in aderenza a una visione certamente non semplicistica e miracolistica, ma equilibrata e gradualistica del percorso che occorrerà poi compiere per consolidare un valido e sostenibile quadro complessivo nazionale di finanza pubblica e di sviluppo economico.
C'è egualmente da compiacersi che col recentissimo documento dell'8 marzo la Conferenza delle Regioni e delle autonomie locali si sia concordemente espressa sul progetto di legge delega per l'attuazione degli articoli 114. 117 e 118 della Costituzione in materia di definizione e distribuzione delle funzioni amministrative, e per l'adozione della "Carta delle autonomie locali". C'è da compiacersi per il fatto che i pareri formulati in quel documento siano stati recepiti e che il disegno di legge sia stato approvato il 16 marzo scorso dal Consiglio dei ministri. Su quella base si potrà anche procedere più efficacemente procedere all'indispensabile riordino della pubblica amministrazione, cui si è riferito nel suo intervento il Presidente Zoggia.
So bene che dalla Regione Veneto - di cui tra l'altro apprezzo il forte interesse per un progetto di collaborazione transfrontaliera col Friuli, la Carinzia e altre aree confinanti - vengono iniziative anche per accedere a condizioni particolari di autonomia ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione, con la preoccupazione di un avvicinamento alle possibilità di cui godono le Regioni a statuto speciale. Quelle iniziative hanno una loro indiscutibile legittimità e faranno il loro corso.
Ma in questo momento fondamentale è che si stia aprendo la strada, impegnativa per tutti, delle attuazioni federalistiche, e che si cooperi perché essa venga nei fatti percorsa, sperimentata, consolidata.
Per tutte le innovazioni istituzionali di cui ha bisogno l'Italia, avverto fortemente e voglio qui sottolineare un'esigenza di cooperazione, a tutti i livelli, e un'esigenza di continuità.
Cooperazione : non è un termine, o una dimensione, incompatibile con la libera dialettica che in un sistema democratico caratterizza i rapporti tra i diversi schieramenti politici che competono per assumere la guida delle istituzioni e che le governano. Sono convinto, e non esito a ripetere, che nella democrazia dell'alternanza la competizione non esclude, ma comprende l'ascolto reciproco e un confronto costruttivo, e addirittura richiede la ricerca dell'intesa, la cooperazione, appunto, su determinate questioni tra le quali quelle di natura istituzionale e quelle - tema scottante, oggi - relative agli impegni internazionali dell'Italia.
Cooperazione e continuità su quei terreni. Occorre un impegno di lunga lena per la riforma dello Stato in Italia : una riforma che è vitale per lo sviluppo dell'economia, per la competitività del sistema delle imprese, per un'efficace salvaguardia delle posizioni del nostro paese in un mondo sempre più globalizzato. Continuità della vita istituzionale per portare avanti la stessa riforma delle istituzioni. Il paese non ha bisogno di un succedersi di traumi e rotture, non chiede e non apprezza una politica sempre gridata, da qualsiasi parte, e tantomeno un periodico ripartire da capo, un periodico ripartire da zero, con la conseguenza - lo ha rilevato il Sindaco Cacciari - di un ridondante e confuso legiferare.
Spero possa essere apprezzato anche qui in Veneto questo mio messaggio e auspicio di maggiore operosa serenità, perché si riesca a perseguire più sistematicamente la soluzione di problemi comunemente sentiti, nell'interesse superiore della nazione.
E spero che cogliate l'intensità di una simpatia per Venezia e per il Veneto, che in me viene da lontano e si è nutrita di tanti elementi, umani, culturali e politici. Oggi renderò omaggio a una grande figura della musica contemporanea, al caro e generoso amico Luigi Nono ; e domani, a Mestre, inaugurerò, in collaborazione col Presidente della Regione, la Fondazione dedicata a un appassionato amministratore e parlamentare che mi fu molto vicino e caro, Gianni Pellicani. Visiterò la Fondazione Cini anche in ricordo della bella amicizia che mi legò a Bruno Visentini. E sapendo che sono in corso le celebrazioni del terzo centenario della nascita di Carlo Goldoni, rivolgo il mio pensiero ad un altro amico di anni lontani, Mario Baratto, che dedicò a quel grande preziosi studi di alta modernità.
Infine, è rimasta una pagina non secondaria della mia vita, il passaggio a Padova, per il compimento degli studi liceali al Tito Livio, in anni nei quali - nonostante la guerra e la dittatura - era quella una città, diversa dalla ben più ricca e dinamica di oggi, ma culturalmente vivissima e aperta. Non è abbastanza per spacciarmi per veneto, ma è abbastanza per dirvi con quale animo e con quale impegno di attenzione e comprensione vi seguo e continuerò a seguirvi.