Roma, Palazzo dei Marescialli 06/06/2007

Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla seduta del Consiglio Superiore della Magistratura


INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALLA SEDUTA DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

PALAZZO DEI MARESCIALLI, MERCOLEDÌ 6 GIUGNO 2007

Signor Vice Presidente, Signori Consiglieri, vi saluto cordialmente tutti e, innanzitutto, ringrazio il Vicepresidente Mancino per l'attenta e completa relazione sull'attività del CSM nei primi dieci mesi della consiliatura. Trovano conferma, a questo proposito, le parole che pronunciai dopo la sua elezione, il 1° agosto 2006, dichiarandomi certo che sotto la guida di Nicola Mancino il Consiglio Superiore avrebbe saputo affrontare con serenità e concretezza i temi iscritti nella sua agenda.

Con lui ho avuto regolari e continui contatti nei momenti fondamentali della vita del Consiglio Superiore e grazie ad essi sono stato costantemente informato e messo in grado di formulare osservazioni e suggerimenti, trovandomi sempre in pieno accordo con la sua presidenza.

Proprio nel corso di questi contatti ho avuto modo di apprezzare i dati che egli oggi ha fornito in modo dettagliato, valutando in tempo reale i progressi registrati nelle varie attività del Consiglio.

Penso, anzitutto, ai pareri espressi al Ministro, con il quale si è instaurato quel clima di leale collaborazione istituzionale da me, fin dall'inizio, auspicato. L'ultimo, in ordine di tempo, il parere sul disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario, sul quale vi è stata ampia convergenza. Confido che il Governo terrà conto delle valutazioni critiche che su alcuni punti sono state formulate, e che il Presidente Mancino ha testé richiamato.

A questo riguardo, colgo l'occasione dell'odierno incontro per richiamare l'attenzione di tutte le istituzioni interessate - Parlamento, Governo e lo stesso Consiglio Superiore - sul problema dei tempi legislativi. Tutti sappiamo quanto sia importante la ormai imminente scadenza di luglio e quanto plausibili siano i dubbi che sono stati formulati sulla possibilità di rispettarla. E' necessario che questo problema sia affrontato con tempestività, e si superino le difficoltà e le incertezze, anche allo scopo di evitare che ci si trovi all'ultimo momento nella condizione di sentir richiedere il ricorso a provvedimenti di urgenza che potrebbero risultare privi dei necessari presupposti costituzionali.

Un dato estremamente positivo è rappresentato dall'unanimità che si è registrata in seno al Consiglio Superiore sia nell'espressione dei pareri sia nell'adozione di risoluzioni e nell'emanazione di circolari. E' da ricordare, ad esempio, la circolare che rimodula le incompatibilità dei magistrati. Mi auguro che l'indirizzo espresso in tale documento venga rigorosamente applicato, poiché una valutazione puntuale delle incompatibilità non può che giovare all'immagine della giustizia "imparziale".

Una proficua unanimità si è registrata anche nell'approvazione della delibera, ricordata dal Presidente Mancino, di pubblicazione di oltre cinquecento posti vacanti in uffici di merito. Importante sarà la tempestiva copertura di tali posti, per evitare che le vacanze prolungate si riflettano, come purtroppo è accaduto in diversi casi, sul funzionamento della giustizia.

Spiccano nella rassegna delle attività molteplici e intense del Consiglio Superiore, l'organizzazione della Terza Conferenza Europea dei Giudici, il Convegno sul diritto alle pari opportunità e il Corso di formazione sulla sicurezza del lavoro. Sono argomenti che hanno sempre suscitato il mio interesse e per questo motivo ho voluto essere presente in quelle tre occasioni con messaggi di convinta adesione alle iniziative e di incitamento a perseverare nell'approfondimento delle tematiche affrontate.

Mi soffermo un istante sul corso di formazione, per ribadire la grande importanza che questa attività riveste per la preparazione e per l'aggiornamento dei Magistrati, condizioni entrambe essenziali per la realizzazione di un efficiente servizio di giustizia, fondato su una consapevole e responsabile salvaguardia, sul piano sostanziale e sul piano formale, dei fondamentali valori di autonomia e di indipendenza dell'ordine giudiziario.

Ciò riveste una particolare importanza, sotto molteplici aspetti, per i magistrati che ricoprano o si accingano a ricoprire incarichi direttivi e semidirettivi.

Vi è anzitutto il problema delle scelte. Come ha ricordato il Presidente Mancino, le scelte debbono essere frutto di accertate professionalità e di sperimentate qualità morali e intellettuali dei candidati. E qui ritorno su un tema da me già trattato nei nostri primi incontri, a proposito della necessità che i criteri di valutazione prescindano dalla mera anzianità o da logiche correntizie "che - come ebbi modo di dire - travalichino i limiti della normale dialettica".

Ho avuto ora la conferma dal Presidente Mancino che su questo tema si sono fatti dei passi nella giusta direzione ; è molto importante che non ci si fermi lungo questa strada virtuosa.

Così pure per quanto riguarda la questione dei tempi delle procedure di nomina. Pur essendo ancora in sofferenza alcune decine di pratiche, si può registrare con soddisfazione una tendenza all'osservanza dei tempi indicati dalla circolare del Consiglio del 22 giugno 2005, che con ogni cura va puntualmente rispettata.

Sempre in tema di scelte, occorre sottolineare con forza l'esigenza del perseguimento della massima condivisione possibile delle decisioni, non essendo fisiologico che si verifichino casi di radicale divisione che rendano impossibile, com'è accaduto, la nomina del più alto magistrato dell'ordine giudiziario e come non dovrà accadere - penso concorderete - per l'imminente copertura dell'importantissimo ufficio di Presidente del Tribunale di Roma. La condivisione delle scelte, tra l'altro, non solo offre l'immagine di un Consiglio Superiore attento ad individuare criteri di valutazione obbiettivi e comuni, ma costituisce il presupposto del prestigio del quale il prescelto godrà fin dall'assunzione dell'ufficio al quale viene destinato, nonché il presupposto del prestigio e dell'autorevolezza dello stesso Consiglio Superiore nell'espletamento di tutte le sue attività.

La cura che va posta nell'effettuare le scelte vale anche ad assicurare che un magistrato dirigente adeguatamente formato e aggiornato sia in grado da subito di instaurare, sul fondamentale piano organizzativo e anche nel rapporto con il personale amministrativo, quella prassi virtuosa che rende possibile la più efficace funzionalità dell'ufficio medesimo. E' fondamentale su questo tema il contributo che il Consiglio Superiore è chiamato nel modo più continuativo a dare, non potendosi la sua funzione ritenere esaurita con l'atto della scelta. A tal riguardo il Consiglio deve impegnarsi ad instaurare un metodo di proficua collaborazione con i dirigenti degli uffici e con il Ministro della Giustizia, al quale fa capo, secondo la Costituzione, il momento organizzativo.

Passando ad altro tema : con un'importante delibera del 9 novembre 2006, il Consiglio Superiore si è espresso sul tema generale dei poteri organizzativi dei capi degli uffici, in materia di tempistica dei procedimenti penali.

In tale occasione, ancora una volta all'unanimità, il Consiglio ha rimarcato che spetta ai dirigenti degli uffici (requirenti e giudicanti) l'adozione di iniziative e provvedimenti idonei a razionalizzare la trattazione degli affari, nel rispetto del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale e di quello (art. 112 della Costituzione) della soggezione di ogni magistrato esclusivamente alla legge (art. 110, secondo comma, della Costituzione), ma anche dei principi consacrati dall'art. 97 della Costituzione sul buon andamento della pubblica amministrazione.

Tali poteri sono stati in concreto esercitati da capi degli uffici e il Consiglio ha approvato di recente, sempre all'unanimità, alcuni progetti organizzativi che indicano puntualmente criteri da osservare nella trattazione degli affari, connessi all'esigenza di dare la precedenza ai processi relativi ai "reati gravi" (con ciò riprendendo un criterio già espresso anche in convenzioni internazionali, come quella di Palermo sul crimine organizzato transnazionale) o a quelli in cui vi è la sollecitazione delle parti offese, alle cui posizioni viene riconosciuta quell'attenzione che in passato è spesso mancata. Il Consiglio Superiore non mancherà adesso di farsi promotore di una più incisiva diffusione di una comune cultura organizzativa cui potrebbe pervenirsi attraverso l'attivazione di incontri tra i capi degli uffici per lo scambio informativo che valga anche ad assicurare omogeneità dei criteri sul territorio nazionale.

Tra i poteri dei capi degli uffici è fondamentale quello della sorveglianza sulla condotta dei singoli magistrati, che influisce sul prestigio e sulla credibilità dell'ordine giudiziario nel suo complesso. Mi si consenta di sottolineare questo aspetto, in quanto il concreto esercizio di questa funzione permette al Consiglio interventi tempestivi volti a prevenire l'insorgere di situazioni di contrasto all'interno di singoli uffici come quelle che recenti cronache hanno messo in evidenza.

Sempre nell'ambito di questa funzione va contemplato un attento controllo diretto con decisione ad evitare che nei provvedimenti giudiziari siano inseriti riferimenti a persone estranee, non necessari per la motivazione.

Viene da pensare, a questo proposito, alla necessità di una previsione espressa della fattispecie sopra descritta tra gli illeciti disciplinari, in conformità a quanto la giurisprudenza aveva ritenuto quando tali illeciti non erano tipizzati.

Ho rilevato con piacere, dall'intervento del Presidente Mancino, che malgrado le difficoltà interpretative della nuova normativa in materia, la Sezione disciplinare ha potuto definire un consistente numero di procedimenti, sanzionando anche, in modo più rigoroso, i ritardi nel deposito delle sentenze.

Ciò rappresenta di per sé un valido contributo alla corretta impostazione del problema della durata dei processi, sul quale non occorre che mi dilunghi, perché, purtroppo, da gran tempo costituisce il problema centrale della giustizia nel nostro Paese : rilevo che in relazione ad esso si sta cercando di adottare soluzioni, alla cui definizione è chiamato a dare un essenziale contributo propositivo il Consiglio Superiore.

Sul tema dei procedimenti disciplinari gli accresciuti compiti di uno dei titolari dell'azione, il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, postulano l'esigenza di un ripensamento organizzativo del relativo ufficio, la cui struttura va rafforzata per essere resa più efficiente, specialmente ora, essendo stata sottratta al Consiglio la valutazione delle incompatibilità funzionali e ambientali prevista dall'articolo 2 della legge sulle guarentigie.

Si prospetta come indefettibile l'adozione, da parte del Consiglio, di iniziative volte a stimolare la piena consapevolezza del nesso tra la tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura, cui l'organo di autogoverno è preposto, e la qualità del servizio che i magistrati - compresi quelli onorari - offrono ai cittadini. Occorre che essi esercitino accortamente la loro funzione, contribuendo a garantire la pienezza dei diritti del cittadino e quindi la credibilità alla giustizia. In quest'ottica è importante che i magistrati si calino nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività. A tal fine, vanno evitati atteggiamenti che appaiano non tener conto a sufficienza delle esigenze di sicurezza così generalmente avvertite dai cittadini. Nello stesso tempo sappiano i magistrati procedere a valutazioni rigorose degli elementi indiziari nel decidere l'apertura del procedimento e a maggior ragione l'adozione di misure cautelari.

Non posso concludere mostrando di non aver ascoltato il richiamo del Presidente Mancino allo stato critico delle dotazioni degli uffici giudiziari e dunque al problema delle risorse e dei mezzi da destinare alla giustizia. Penso che si potrà trovare tempestivamente un'occasione per sollecitare interventi ai responsabili di governo e per avanzare proposte che appaiono soddisfare queste scottanti esigenze.
Concludo rilevando ancora che il Consiglio deve dedicare vigile attenzione - ne ho già fatto cenno prima - alla formazione, aiutando i singoli giudici - specie i più giovani - a ben comprendere come la loro attività si collochi all'interno di un sistema che esige reciproco rispetto e leale cooperazione tra i poteri dello Stato, tenendo conto della ripartizione delle funzioni tra gli organi preposti alla tutela degli interessi collettivi.