Roma 05/07/2009

Intervista del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rilasciata all'Agenzia di stampa Nuova Cina, al Quotidiano del Popolo, al Guangming Daily

Come giudica i rapporti tra Cina ed Italia e quali prospettive vede nella collaborazione tra i due paesi?

I rapporti tra Italia e Cina hanno conosciuto negli ultimi anni una significativa accelerazione, che ha consentito una migliore conoscenza reciproca e una più forte collaborazione bilaterale. L'Italia non guarda alla Cina soltanto sotto il profilo delle relazioni economiche e commerciali; essa considera il rapporto con Pechino come partnership strategica a tutto campo che comprende la cooperazione in tutte le sedi internazionali, la collaborazione tra enti territoriali e impegni convergenti in campi di reciproco interesse: medicina e salute, rapporti tra istituti universitari e ricerca, formazione professionale, valorizzazione dei patrimoni culturali dei nostri paesi, restauro delle antichità.

La missione di imprenditori cinese in Italia - che giunge in coincidenza con la visita di Stato del Presidente cinese Hu Jintao - oltre che favorire la creazione di ulteriori sbocchi per le nostre esportazioni e lo sviluppo dell'interscambio, potrebbe aprire la strada a nuovi investimenti in settori strategici quali l'ambiente e le fonti di energia.

In questa prospettiva sia l'Expo di Shanghai del 2010 dedicata allo sviluppo urbano sostenibile, sia l'Expo di Milano2015, dedicata alla alimentazione, offriranno ulteriori preziose opportunità di cooperazione.

Quale ruolo secondo Lei la Cina è chiamata a volgere nel contesto del G8 e nella ridefinizione della 'Governance' mondiale?

La Cina ha ormai un ruolo essenziale nelle principali questioni di attualità internazionale: la stabilità delle aree di crisi, il controllo degli armamenti nucleari convenzionali, il contrasto al terrorismo internazionale, l'aiuto ai paesi in via di sviluppo, la lotta alla povertà e la protezione dell'ambiente.

La Cina è chiamata altresì a giocare un ruolo cruciale nel far fronte alla recente crisi finanziaria mondiale e alle sue conseguenze economiche. La crisi ancora in atto rappresenta un'occasione importante per ridefinire le regole ed avviare una riforma delle istituzioni internazionali, che assicuri al mondo stabilità, ordine e correttezza nei rapporti tra le diverse aree economiche, maggiore equità nello sviluppo complessivo. Tale riforma non potrà essere realizzata senza l'apporto determinante della Cina che rappresenta sempre di più un autorevole attore globale.

Quale ruolo la Cina e l'Europa sono chiamate a svolgere per affrontare le maggiori sfide economiche e politiche che hanno assunto ormai una dimensione planetaria?

I rapporti tra Italia e Cina devono essere visti nel contesto più ampio dei rapporti tra Cina e Unione Europea. L'Europa ha una parola importante da dire nel contesto internazionale come fattore di equilibrio, e come modello di integrazione, esempio prezioso per la costruzione di una nuova governance globale. Spetta all'Unione Europea parlare con una sola voce, attraverso più forti istituzioni comuni. Nello stesso tempo ci attendiamo che la Cina riconosca all'Europa il ruolo di attore globale sulla scena internazionale che le compete, sviluppando le premesse poste dal Vertice di Praga Unione Europea-Cina dello scorso maggio.

Ritiene che l'interscambio culturale tra i giovani universitari europei - quelli italiani in particolare - e cinesi possa favorire una maggiore integrazione tra le diverse culture e, quindi, favorire la cooperazione e la distensione internazionale?

Ne sono pienamente convinto. Noto nei giovani italiani un crescente interesse nei confronti della Cina. Quello che mi colpisce favorevolmente è vedere come oggi la Cina stia diventando una meta di viaggi di studio e di formazione linguistica come lo erano anni fa e ancora lo sono gli Stati Uniti o alcuni paesi europei. Questo flusso non è unidirezionale, ma trova corrispondenza in un crescente interesse dei giovani cinesi per la lingua, l'arte e la cultura italiane.

Su tale fertile terreno abbiamo costruito una cooperazione rafforzata nel campo universitario e dell'alta formazione artistica e musicale che porta un numero crescente di giovani cinesi a completare i propri studi in Italia.

Questo investimento nelle generazioni future darà sicuramente i suoi frutti nel senso di un concreto avvicinamento tra italiani e cinesi. La familiarità degli uni con i costumi, le abitudini, i valori, le idee e le speranze degli altri faciliterà una crescente sintonia tra i nostri due paesi, sulla solida tela di fondo rappresentata dalla nostra comune appartenenza a civiltà millenarie.

Nel 2006 si è celebrato l'Anno dell'Italia in Cina; l'anno venturo, in concomitanza con la ricorrenza del 40° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Cina, verrà dato lustro in Italia alla cultura cinese attraverso una serie di eventi finalizzati a una migliore conoscenza e comprensione della Cina da parte del pubblico italiano. E nel 2010 cade anche l'anniversario di uno degli italiani più noti in Cina, il marchigiano Matteo Ricci. Nessuno forse, meglio di Ricci, rappresenta il fecondo scambio storico di conoscenze tra l'Occidente - ed in particolare l'Italia - e la Cina.

Un significato particolare hanno assunto la solidarietà e il calore umano espressi nei confronti degli italiani da tanti cittadini cinesi all'indomani del terribile terremoto in Abruzzo. Questi sentimenti trovano corrispondenza nel supporto morale e materiale offerto dagli italiani al popolo cinese all'indomani del cataclisma del Sichuan del 2008.

Sono altrettanti esempi di vicinanza tra i due popoli. Cosa potrebbero fare insieme l'Europa e la Cina per assicurare un nuovo equilibrio a livello mondiale, che possa scongiurare il ripetersi di conflitti su vasta scala, ed aiutare la soluzione di quelli, non meno pericolosi, in atto in aree ristrette?

La storia dell'integrazione europea prende le mosse dal desiderio di assicurare un periodo duraturo di pace. Le Comunità Europee, confluite poi nell'Unione Europea, nacquero negli anni 50 sulle rovine morali e materiali di un'Europa lacerata e divisa dalla Seconda Guerra Mondiale. Il percorso di integrazione europea costituisce pertanto una bella storia di successo che ha portato in questo continente paesi una volta divisi da ambizioni e logiche di potere contrastanti, a contribuire alla costruzione di un progetto comune.

L'integrazione regionale costituisce pertanto un elemento pacificatore e di stabilizzazione nelle relazioni internazionali. Per tale motivo si guarda con favore alla partecipazione della Cina a diversi consessi regionali più o meno istituzionalizzati. Nel novero di questi esercizi rientra anche l'ASEM, un foro di dialogo tra i paesi europei e quelli asiatici, il cui ultimo vertice è stato ospitato proprio in Cina nell'ottobre del 2008.

Unione Europea e Cina hanno sviluppato altresì negli anni un proficuo dialogo che va oltre il successo del commercio bilaterale. Un dialogo sì complesso, che può registrare talvolta delle note di difficoltà, ma molto promettente. Unione Europea e Cina hanno tutte le carte in regola per rafforzare le loro affinità su molte delle questioni internazionali di comune interesse. Ci guiderà la ferma volontà di ambedue le parti di contribuire a un sistema internazionale stabile e rispettoso di principi basilari di convivenza pacifica quali quelli sanciti nella Carta delle Nazioni Unite.